Sono davvero un mattacchione

Gli zombie sono una finzione cinematografica. O meglio, ciò che immaginiamo quando sentiamo parlare di “zombie” proviene dai film. I fantasmi invece, esistono da sempre. Ognuno li immagina in modo diverso, ma sono una di quelle entità che, semplicemente, non sono ancora state dimostrate, come la felicità o l’anima. Esistono, ma sono spirituali, tanto riconoscibili quanto intangibili. Come l’amore, se vogliamo, che di tutti i fantasmi conosciuti è indubbiamente il più illustre e il più spregevole. Tutt’altro si dovrebbe dire del sesso, invece, che ti si attacca alle dita, umido e concreto. Dev’essere per questo che le persone spirituali scopano poco. Oppure diventano spirituali perché scopano poco? Boh? Non era di questo che vi volevo parlare.
Pensavo piuttosto a un’altra piacevole entità spirituale: la vendetta. Quella sensazione misteriosamente appagante del restituire un torto subito. Io però non sono un vendicativo vero e proprio, sono solo alla continua ricerca di un movente, per esercitare la sublime arte dello scherzo. Un burlone, come mi dice sempre la mia povera nonna.
Anche lo scherzo che ho architettato per il poliziotto municipale, nasce da un pretesto.
È vero: quello stronzetto borioso farebbe la multa anche a un cumulo di lamiere contorte, ma è un pò vero anche, che la multa me la sarei meritata. Ad ogni modo lo scherzo che gli sto per fare è Favoloso, con la F maiuscola.
A titolo preparatorio, un paio di settimane fa, sono salito in auto con sua moglie e l’ho fatta schiantare contro un platano. Stanotte l’ho dissepolta ed era perfetta. I capelli biondi sembravano quasi bianchi nel contrasto con la pelle imputridita che si era fatta nera e grigiastra. Il ventre, non so perché, si era gonfiato a dismisura. I polpastrelli erano già stati divorati dai vermi e non posso che immaginare il fetore che quella simpaticona emanava.
La ciliegina sulla torta però, era la faccia. Un occhio era scoppiato e l’orbita traboccava di fango, misto a una poltiglia bianchiccia. La mascella si era staccata e penzolava da un lato, lasciando aperta la bocca di sghimbescio. Ma come le ricompongono ‘ste salme! Mi son chiesto, comunque meglio così, per quello che ci dovevo fare.
Non mi restava che impossessarmi del cadavere e infilarmi nel letto di quell’idiota, per pronunciare la frase che da giorni mi ero preparato.
Quando l’ho provata davanti alla porta, con quella bocca sfasciata, prima di entrare in casa, mi sono quasi fatto paura da solo: “Ssciao carrro... fi sciono manncafa?”
Perfetto! Ero un’entità spirituale che si manifestava attraverso una finzione cinematografica.
Ripensandoci, solo adesso realizzo la maestosa originalità della mia burla...
Non c’è che dire: sono davvero un mattacchione!

Raffaele Serafini