Space zombies

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2007 - edizione 6

Lucky non era mai stato un uomo particolarmente coraggioso e, a discapito del nome che portava, nemmeno tanto fortunato.
Era il 2137 quando si registrarono i primi segnali della grande epidemia; era imprevedibile immaginare che nel giro di pochi anni la popolazione umana sarebbe stata decimata e ridotta a una progenie di esseri immondi, stupidi e goffi.
Fu così che appena ne ebbe la possibilità, Lucky fece la cosa per la quale aveva più attitudine: fuggire. Si infilò di soppiatto nella Shooting Star e, grazie alle poche cognizioni di aeronautica che possedeva, la fece decollare verso l’asteroride di Cerere, dove, si diceva, vivesse una colonia terrestre ancora incontaminata.
Quello che stravolse i suoi programmi fu che uno di quegli esseri riuscì a salire a bordo insieme a lui e ad aggredirlo quando ormai l’astronave era lontana dal pianeta.
Lucky lottò con tutte le forze che aveva e uccise la creatura, non prima però che questa potesse morderlo e infettarlo irrimediabilmente. In brevissimo tempo, il virus si sviluppò all’interno del suo organismo privandolo delle principali facoltà mentali e motorie.

Non fu più capace di attivare il sistema di autodistruzione della navicella, né di modificare la rotta per un qualsiasi approdo tra la Terra e gli asteroidi.
Tutto quello che poteva percepire era una primordiale e incontrollabile sensazione di fame, scoprendo a sue spese quanto errate fossero le teorie di chi sosteneva che gli infettati erano privati della loro coscienza.
Non era proprio come essere vivi, ma restava un lumicino di consapevolezza, flebile come una stella lontana milioni di anni luce.
Si dice che la Shooting Star sia entrata nell’orbita di Urano e che ancora oggi, il povero Lucky vaghi nello spazio condannato ad un eterno stato di semivita, solo e, cosa ancora più terribile per uno zombi, senza nulla da mangiare.

Davide Battaglia