La voce del suono

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2007 - edizione 6

I genitori raccontano che tutto cominciò quel giorno che l’avevano trovata chiusa nel bagno. C’era voluta un’ora per convincerla a uscire. Anche Chiara ricorda bene quella sera... è seduta in salotto, sta ascoltando musica. Poi una sensazione, trasportata da un suono che nulla ha di familiare, s’insinua nella sua coscienza. Abbassa il volume e tende le orecchie, per poterlo così identificare e dimenticare. Silenzio. Alza di nuovo la musica, ma niente sarà come prima; quel suono non se n’è andato, si è depositato lì, dentro di lei.
Era cominciata così la paura, come se quel suono le avesse sussurrato che i vetri delle finestre erano sottili e bastava poco per mandarli in frantumi.
Qualcosa le aveva oppresso il cuore e lasciato quella sensazione che si era poi allargata alle porte, agli estranei, ai conoscenti e, infine, agli amici e familiari.
La paura aveva fagocitato tutto il suo mondo, lasciandola sola e spaventata.

Assassina! Mostro! Aveva urlato qualcuno in tribunale. I suoi genitori piangevano quando, l’accusa ricordava come avesse infierito su quei corpi. Estranei, amici, ma anche familiari. I loro pensieri erano mostruosi - si difendeva - Volevano farmi del male - ripeteva - Era necessario, strappare loro la testa, estirpare la radice del male.
Il processo era stato lungo, ma alla fine la legge aveva capito la sua paura, e l’aveva messa sotto protezione.
Viveva in una stanza confortevole con le inferriate alle finestre e fuori dalla porta dei poliziotti vegliavano la sua incolumità. Era felice perché si sentiva al sicuro.
Poi un giorno, guardando la sua immagine allo specchio, una voce, trasportata da un suono ormai familiare, le sussurrò il nome del mostro da cui non poteva fuggire e, per difendersi da lui, presa la rincorsa si gettò contro il muro.

Cristina