La sagra dell'uomo

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2007 - edizione 6

Aldo ha gli occhi umidi. Nudo, nel mezzo di una foresta, appeso per i piedi a un gancio arrugginito, ripensa alle vacanze appena trascorse nell'alto casertano, alle risate schiette dei villici tracagnotti, all'atmosfera bucolica delle sagre di paese dedicate a santi ed animali d'ogni sorta, il più delle volte sacrificati all'altare dei turisti sotto forma di fellata e grassi arrosticini.
Aldo trema per il freddo e la paura. Ha fili di bava che gli colano sul viso dove una donna mostruosa, emaciata e pallida, dall’incipiente quanto innaturale peluria, ha fatto scivolare una lingua famelica irruvidita da bozzoli amorfi simili a pustole, prima di strappargli a morsi il dito medio e parte del flaccido bicipite, per poi sedersi a masticarli avidamente.

In lontananza, Aldo sente le grida di dolore e le preghiere di uomini trasformati in bestie da macello e scorge, nella notte illuminata dai falò, la danza lasciva di creature semi-umane, ebbre di alcool e sangue, rapite dalla musica di stridule tamborre alla quale si uniscono grugnendo.
Aldo è alla sua ultima sagra. Quella di cui bisbigliano gli anziani contadini di Roccamonfina nel loro criptico vernacolo. Quella, si dice, inaugurata dalla prole di un allevatore psicopatico e zoofilo, innamorato della sua scrofa, capostipite di una razza di demoni cannibali proliferata nell’incesto.
Aldo perde i sensi respirando gli effluvi della brace. Indifferente al rumore assordante dei festeggiamenti, un cinghiale sbucato pigramente dalla tana gli si fa incontro sfoderando le zanne e comincia a divorargli la mano mutilata lappando il sangue fresco, così partecipando, ignaro, alla sagra dell’uomo.

Stefano Palumbo