Ictus

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2007 - edizione 6

Lei era vecchia, ma nella testa aveva un grumo di sangue nero più vecchio di lei. Me l’ha detto suo figlio, quando l’ho visto parcheggiare la macchina nel cortile, mentre io con le mani buttavo le foglie secche nella spazzatura.
Gli ho chiesto cos’ha tua madre? Erano tanti giorni che la vedevo dietro la tenda grigia del balcone al primo piano, sempre a letto, sempre con la televisione accesa su canale 5, sempre con un’infermiera accanto.
E lui, suo figlio, mi ha spiegato che il sangue vecchio che ha nella testa le fa male, non la lascia pensare e muovere. E le infermiere le aggiustano i cuscini, le danno le medicine.
Gli ho chiesto guarisce? muore? Non mi ha risposto, e mi ha fatto uno di quei sorrisi pietosi che si fanno a un povero ritardato. Poi mi ha regalato una musicassetta di Suzi Quatro e ha sorriso ancora, il figlio, come a dirmi che sono solo lo scemo del quartiere. È andato via e io ho continuato a tirare su le foglie a mani nude. Le prendevo da terra e le mettevo nel cassonetto. Pensavo che volevo togliere quel sangue cattivo dalla testa della vecchia, ma non sapevo dove metterlo. Pensavo forte a dove mettere tutto il suo sangue vecchio e mi facevano male le tempie.

Poi le foglie non erano più foglie ma una poltiglia sanguinolenta che grondava sangue nero, secco, nauseabondo. Non mi sono fermato. Continuavo a raccogliere quella roba viscida: da terra al secchio, da terra al secchio, da terra al secchio. Quando ho finito, ho sentito un grido. Sono andato sotto al balcone. Dietro la tenda grigia c’era la vecchia, in piedi, che urlava mentre suo figlio svenuto veniva messo sul letto da un’infermiera che faceva attenzione e non toccare un gonfiore violaceo sulla tempia.

Deborah Monica Scanavino