Ognuno al suo posto

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2007 - edizione 6

Il tempo volgeva al bello, le nubi nere si allontanavano all’orizzonte e già i primi raggi di sole asciugavano l’asfalto. Del violento temporale scoppiato qualche ora prima restavano solo delle pozzanghere poco profonde.
Jenny, una ragazzina di 15 anni, uscì dalla scuola correndo con le amiche: le lezioni erano finite. Insieme scrutarono il cielo, verificando che il temporale avesse esaurito le sue scorte d’acqua. Si lanciarono tra le pozze saltando come grilli, schizzando acqua ovunque, ridendo come matte. Jenny si fermò, vedendo il suo riflesso in una delle pozze: si stava facendo grande. Riprese a correre per non perdere di vista le sue compagne; saltò da una pozza all’altra, calciando l’acqua, saltò ancora in una pozzanghera. E fu in quel momento che precipitò.
Quando aprì gli occhi si ritrovò davanti a se stessa, davanti a quello che sembrava essere lo specchio del bagno di casa. Vide i sanitari e tutti gli oggetti personali. Si stava pettinando, poi si truccò.

Compì tutti quei gesti naturali in maniera involontaria, come se stesse seguendo la sua stessa immagine. Ad un certo punto si spostò e sparì dal quadrato che delimitava la zona in cui aveva riconosciuto l’arredamento di casa, come se fosse uscita da un’inquadratura. Rimase paralizzata, intorno a sé il buio totale. Non riusciva a formulare pensieri, era solamente sospesa nell’oscurità. E senza che il tempo scorresse, si trovò davanti ad un’altra inquadratura: questa volta riconobbe il salotto, dove appeso ad un muro stava un grande specchio. Si mosse secondo i gesti della propria immagine riflessa. Sparì, rimase sospesa nell’oscurità senza sentire il trascorrere del tempo e ricomparve davanti a se stessa ancora una volta. Alle sue spalle riconobbe il giardino di casa sua e vide il cielo che stava liberandosi dalle ultime nuvole. Seguì i movimenti. Sparì.

Daniele Colombi