Stanza 215

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2007 - edizione 6

La stanza è circolare. Le pareti bianche, scolpite. A mezza altezza, equidistanti tra loro, spuntano dal muro quattro musi mostruosi e deformi, anch'essi bianchi. Ti fissano, a mezz’aria, le fauci spalancate e gli occhi quasi umani.

 

Il pavimento è liscio, irregolare, come se qualcuno avesse congelato una pozza d’acqua in ebollizione. Sotto la superficie trasparente decine di volti ti fissano con odio, volti realizzati da un artista pazzo che gioca con la tua paura. Ai lati di ogni volto vedi due mani appiccicate al pavimento, come se cercassero di sollevarlo con te sopra. Sembrano bambini che scrutano la vetrina di una pasticceria, coi lineamenti deformati dal desiderio.

 

Prima di uscire guardi il soffitto. E' basso, troppo basso, a pochi centimetri dalla tua testa, liscio come il pavimento.

Il muso alla tua sinistra urla, e poi anche gli altri. No, non urlano, ti sputano acqua addosso come idranti impazziti. Perdi l'equilibrio e lo recuperi, ma urti il soffitto con la testa. Ora è più basso. Provi a spingerlo con le mani ma cala sempre più. Ti rendi conto che anche il soffitto è trasparente, scorgi due suole che camminano sopra di te. Spingi ancora e chiedi aiuto, ormai in ginocchio per il ridotto spazio vitale.

 

Non li vedi, ma sotto di te i volti sorridono, come bimbi che hanno appena giocato uno scherzo al loro nuovo compagno di giochi. Non ricordi da dove e perché sei entrato, ma sai che non potrai più uscire.

Rosario Oliveri

Adoro i finali tragici e i colpi di coda, quello de "La sentinella" di F. Brown ha segnato il mio stile più di quando vorrei. Siciliano di origine, sono nato e vivo in Piemonte, forse per questo sono un impulsivo dal ferreo autocontrollo. Vivo con gioia e un velo d'ironia, sebbene non sempre le due cose vadano d'accordo. Sto per laurearmi in Comunicazione di massa, insegno italiano per stranieri, spero un giorno di lavorare in pubblicità o in una casa editrice. Soprattutto, sogno.