Lettera ad una madre forse defunta

Cara mamma,
è una giornata piovosa e le nuvole coprono la luce, la rendono opaca e gialla scura e mi sento così nervosa... lo sai quanto mi piace giocare con le luci. Lo facevo anche da piccola, in veranda con i nonni. Puntavo la torcia negli occhi del nonno, poi la toglievo e di nuovo ad accecarlo! La nonna mi guardava impaziente, la vedevo con la coda dell’occhio e mi avrebbe volentieri strappato di mano la mia luce, e io scappavo e poi di nuovo fino a quando non si alzavano e se ne andavano a letto. Inutili vecchi. E ieri, mentre le nuvole correvano nel cielo e il giorno piano piano si addormentava, ho visto un bellissimo posto pieno di vetrine tutte illuminate. C’era tanta gente, era parecchio che non incontravo persone così belle. Uomini eleganti e donne meravigliose chiacchieravano tra di loro, come nelle soap, sorseggiando dalle tazze di ceramica decorate con fiori e farfalle. Anche io ho ordinato, sai mamma? Come quella volta al bar della stazione, ti ricordi? Eravamo andate a cercare papà che era in giro per lavoretti, mi avevi comprato un cappuccino ma era troppo caldo e l’ho gettato in faccia al ragazzo vicino a me. Quanto aveva gridato! E tu mi avevi colpita con un ceffone. Me lo ricordo sai mammina? Ma adesso non ce l’ho più con te stai tranquilla.
Ho conosciuto un uomo in quel posto così elegante e raffinato, un bellissimo uomo, il più bello di tutti. Camminava per la strada e io l’ho notato nello specchio dietro il bancone e allora ho pregato che non proseguisse ma che entrasse nel locale, e così ha fatto! Ha ringraziato con un cenno il cameriere che gli aveva aperto la porta e ha salutato tutti quanti perché deve essere sicuramente una persona di tutto riguardo. Altro che il dottore.

A proposito, lo sai che non ci vado più? Volevo dirtelo prima, mi dispiace. Comunque ho saltato le ultime chiacchierate e le punture... quanto le odiavo! Dopo le iniezioni rimanevo rimbambita per tutto il giorno e poi quelle pastiglie azzurre... anche quelle erano deprimenti, mi passava addirittura la voglia di giocare con le mie lampadine. Lo so che ora penserai che sono una cattiva bambina ma ormai ho quarantacinque anni e posso prendere anche io qualche decisione, giusto? E poi adesso che convivo con l’uomo del ristorante devo mantenermi scrupolosa ed organizzata, non vorrei mai deluderlo. Non ti immagini neanche quanto ci amiamo. Dopo che ci siamo incontrati per la prima volta non passava giorno che non ci vedessimo davanti a casa sua. All’inizio ero un po’ timida e me ne stavo nascosta, poi una sera ho rotto gli indugi e mi sono avvicinata, alle sue spalle, mentre apriva la porta di casa sua. Era tutto perfetto, gli avrei fatto una stupenda sorpresa se non fosse stato per quella donnaccia... era con lui giorno e notte, lo seguiva anche quel giorno al locale. Ma lo leggevo in faccia: non era la donna giusta Frank, non per te. Troppo giovane e troppo scialba, sempre con quelle pettinature complicate e quella vocina fastidiosa. Non smetteva di urlare e allora l'ho fatta star zitta come faceva papà quando faceva addormentare i conigli, ti ricordi? Li colpiva con il bastone e poi mi raccontava che se ne andavano nel paradiso degli animaletti. L’ho colpita così forte che mi ha sporcata tutta la bocca e le guance di sangue. Anche i capelli! Maledetta puttana! Ho dovuto anticipare lo shampoo settimanale per colpa sua.
Ora è lì appesa, sta ancora scalciando ma presto si fermerà e la pianterà di far ammattire tutti con i suoi urli. Ecco, quasi non la sento più mugolare dietro il nastro adesivo.
Oh ma che bello il mio Frank! E’ qui accanto a me sai mamma? Ultimamente lo vedo un po’ deperito, forse non gli piace quello che gli cucino. Ed è anche nervoso ma si sa, pieno d’impegni com’è! Mi ha detto tante cose cattive sai mamma? Ma io l’ho perdonato, come tu perdonavi papà quando ti picchiava e ti diceva che eri la baldracca del diavolo.
Ho legato anche lui al collo e gli ho messo il nastro sulla bocca, scalcerò il suo sgabello e dopo farò lo stesso con il mio e sono sicura che vedremo tante luci, vero mammina? Le luci del paradiso.

Marco Cattarulla