La figlia dei Merzinger

Vi fu un tempo ormai obliato in cui la valle entro la quale sorge l’antico borgo di Evenburgh si ritrovò ad essere lo scenario di una terribile e sanguinosa faida. A contendersi il primato nella regione erano due famiglie di pari nome e nobiltà, i Bruering ed i Merzinger.
Per quanto riguarda i baroni di Bruering, la loro stirpe, si dice, sia di diretta discendenza dei gloriosi guerrieri normanni, le cui gesta si perdono negli echi del tempo. Il loro sfarzoso castello si ergeva al margine della cittadina, ed il capofamiglia, il nobile Ordor Bruering, era stimato e benvisto da tutta la popolazione. Il barone aveva però un triste passato alle spalle; la secolare rivalità con i Merzinger lo aveva privato di cinque dei suoi figli, lasciandogli vivo soltanto il più giovane, il diciottenne Frederick. Il ragazzo riassumeva in sé le qualità del padre e dei fratelli periti, era dotato di un forte senso dell’onore e del rispetto, ed era altresì coraggioso e rapido nel prendere decisioni anche critiche.
Diversa era la storia dei Merzinger, a cominciare dal luogo eletto, secoli prima, a loro dimora. La magione della famiglia sorgeva, infatti, arroccata alle pendici dell’altopiano che circondava la vallata di Evenburgh, protetto dalle coltri impenetrabili di una foresta morente, entro il cui perimetro nessun viandante osava addentrarsi, se non col favore della piena luce del giorno. Il barone Von Merzinger aveva due figli, il primogenito Markus e la giovane Una. Di questi, era ovviamente il maschio a godere del favore del padre, seppure immeritatamente. Markus era crudele e sfacciato, e in lui non vi era nulla dell’orgoglio che contraddistingueva il suo acerrimo rivale Frederick Bruering.
Viceversa, erano la salute cagionevole e il pallore cadaverico che avevano spinto Merzinger a rifiutare inconsciamente la secondogenita Una. La ragazza, difatti, non brillava per abilità sociali, in quanto preferiva starsene ritirata nei suoi alloggi solitari, ed era spesso costretta nella sua camera da letto dall’ipocondria. Durante quei periodi di malessere, nessuno se non la fidata ancella Nora poteva vederla.
Le schermaglie tra i membri e i fiancheggiatori delle due famiglie erano frequenti e sanguinose, tuttavia sembravano non toccare affatto Una Merzinger.
L’ultima - e decisiva - di queste battaglie, che ebbe luogo nel mese di aprile del ***, poco prima della Pasqua, durò non meno di un minuto, e vide contrapporsi direttamente gli eredi delle due casate.

Markus, sbruffone come al solito, aveva apostrofato con tutta l’arguzia e la perfidia di cui era capace il rivale. Frederick, sentendosi offeso, non aveva potuto fare altro che ripetere un copione collaudato da secoli e sfidarlo a duello. La tenzone fu singolarmente breve, e il primo affondo del Bruering andò a segno, il corpo dello sfidante fu trapassato da parte a parte, la spada trafisse il cuore di Markus Merzinger, che spirò all’istante.
La notizia della sua morte, che avrebbe, forse, posto fine alla faida che da anni insanguinava il paese, si diffuse rapidamente nel borgo, fino a giungere in casa Merzinger. Quando il barone, che stava desinando in solitudine, come di consueto, nell’antico salone, apprese che l’unico figlio maschio gli era stato ucciso, fu colto dalla più nera disperazione. Anni e anni di conflitto si erano risolti nel peggiore dei modi.
Corse quindi a riferire la notizia alla figlia, ma dovette scontrarsi contro l’ostracismo della serva Nora. “Ma sire,” gli disse non appena lo vide sopraggiungere, alzando la voce senza alcun motivo apparente, “milady ha espressamente richiesto di essere lasciata sola.”
“Toglietevi di mezzo!” sbraitò Merzinger, spintonando l’anziana donna.
A quel punto fu Una ad irrompere nella scena, spalancando la porta della sua camera. “Padre, che cosa succede?”
Senza mezzi termini, il barone le comunicò della morte del fratello. Merzinger si sorprese del gelo con cui la ragazza accolse la notizia.
“Così non riusciremo mai a dominare sui Bruering,” commentò.
Il padre era quasi scioccato dall’atteggiamento di Una. Si domandò come era stato possibile crescere una figlia totalmente arida di sentimenti e così spietata.
“Ma che dici, Una, tuo fratello - mio figlio - è appena morto! Come puoi parlare della guerra coi Bruering?”
Una scosse il capo. “Non è questa la cosa che vi spinge ad andare avanti? Ebbene, senza Markus chi porterà avanti il nome della famiglia? Non voi, che siete un vecchio. E non io, ovviamente, che sono una donna.”
“Maledetta,” mormorò Merzinger digrignando i denti. Eppure, dentro di sé, si scoprì a concordare con le aberranti dichiarazioni della figlia. “Tu parli come se sapessi che cosa fare, a questo punto.”
“Lo volete realmente sapere? Ebbene, non appena sarà stato sepolto Markus, offritemi in sposa a Frederick Bruering, e al resto penserò io.”
“Ma come potete pensare che io dia il mio benestare? Questo significherebbe arrendersi!”
“Fidatevi di me. Finora non avete ritenuto opportuno assegnarmi un ruolo in questa lotta, ma ora sono l’unica arma che vi rimane. Penseremo a tutto io e Nora.”
Il barone osservò la serva sdentata e si chiese il significato di quell’ultima frase. Che aiuto poteva mai dare quella vecchia? L’unica cosa che gli veniva in mente era…
“Non avrete intenzione di ucciderlo, vero, figlia mia?”
“No, padre. Non metterei mai a repentaglio il buon nome della mia famiglia.”
“E allora come vi comporterete?”
“Come la migliore delle mogli,” tagliò corto Una. E per quella sera fu tutto.
Una fu veramente la migliore delle mogli che Frederick Bruering avrebbe potuto desiderare. Il matrimonio fu ufficializzato in pompa magna il giorno successivo al funerale di Markus. Gli sposi si stabilirono, seguiti dalla fedele Nora, nella casa dei Bruering, lasciando il vecchio Merzinger da solo nella sua tetra dimora. Lo stesso Frederick, che aveva sempre considerato Una alla stregua di una pazza, si dovette ricredere. Era sempre gioiosa e vitale, era sparita perfino quell’ipocondria che aveva marchiato in modo indelebile i primi tre lustri della sua vita. Dopo tre mesi di matrimonio la coppia non era ancora riuscita ad avere un erede, ma Frederick non ne faceva una colpa alla moglie, che mai una volta si era sottratta al suo dovere coniugale.
Poi vi fu la notte in cui i destini delle famiglie in lite si ribaltarono nuovamente. Una aveva annunciato una visita al padre, che non vedeva dal giorno del matrimonio, Bruering ed il figlio avevano accettato di buon grado il volere della ragazza, assegnandole un seguito di dieci paggi che l’accompagnassero durante il viaggio nell’intricata foresta oltre la quale sorgeva il castello dei Merzinger. Anche Nora si unì al gruppo, dicendo di voler omaggiare il vecchio padrone.
Frederick e il padre rimasero pertanto da soli nell’abitazione.
Non appena Una si fu allontanata, i paesani cominciarono ad osservare uno strano fenomeno atmosferico attorno alla casa dei Bruering. Nubi nere che si condensavano esclusivamente al di sopra dei suoi tetti. Il tutto faceva pensare logicamente ad un temporale in arrivo, ma molti degli abitanti di Evenbugh si fecero ugualmente il segno della croce.
Non piovve, ma dall’interno delle antiche stanze dei baroni Van Buering si udirono delle urla infernali che fecero scendere un brivido freddo giù per la schiena di molti.
Soltanto pochi istanti dopo che Una ebbe fatto il suo ingresso nella casa del padre, accorse trafelato un paggetto che, urlando d’orrore, avvertì la padrona della tragedia che era appena occorsa.
“Milady, milord,” gridò colmo d’orrore, “è avvenuta una disgrazia.”
In breve spiegò ai due che i Bruering si erano dati la morte a vicenda, combattendo, sembrava, all’ultimo sangue ed uccidendosi entrambi nello stesso momento. Tuttavia, aggiunse tremando come una foglia, le ferite che dilaniavano i loro corpi erano molto strane, quasi diaboliche. Nessuno dei cavalieri che le aveva viste aveva saputo riconoscerle.
Il paggio parlò senza sosta. Solo una volta si dovette fermare, perché gli parve di udire, in lontananza, una risata, ma poi aveva ripreso la narrazione, fattosi convinto che quel suono fosse solo uno scherzo della sua immaginazione, poiché nessuno poteva ridere in un momento così nefasto.
Invece a ridere era stata proprio Nora, mentre, claudicante, risaliva le scale della camera infantile di Una. Avvicinatasi all’armadio della ragazza, cavò di tasca una chiave e, con essa, aprì un cassetto nascosto alla vista. Sempre senza smettere di sghignazzare orrendamente, vi posò all’interno un monile in pietra dall’aspetto molto antico, ricoperto da misteriosi simboli sconosciuti.

Andrea Santucci