La morte va in ferie

La Morte stava aspettando fuori dall’ufficio del boss. Si sfangava l’attesa leggendo una rivista di merda trovata su un tavolino, e toccandosi la larga tesa del cappello da cowboy, da cui da un po’ di tempo non si separava più. Il cappello era color crema marcia e ruotavano attorno al cilindro una serie di stuzzicadenti e piume. Nell’insieme era un vero pugno in un occhio.
Tra le dita della destra stringeva un sigaro fumante dall’odore pestilenziale. Odiava lui stesso quell’odore, ma il sigaro gli dava un’aria da duro, e lui ci teneva ad apparire uno con gli stracoglioni. Faceva parte del suo lavoro.
«Avanti!» gridò una voce roca da dentro l’ufficio.
La Morte gettò via la rivista scandalistica e s’alzò. Aprì la porta calcandosi ben bene il cappello sulla fronte, ed entrò dentro ticchettando con gli stivali di cuoio alla John Wayne.
L’ufficio non era cambiato dall’ultima volta in cui c’era stato. Era e sarebbe sempre stato un merdaio. Non che a lui gliene fottesse molto, ma se fosse stato al posto del vecchio, gli sarebbe piaciuto avere un bell’ufficio, ben pulito e ordinato.
Lui era come al solito stravaccato dietro la scrivania in una grossa sedia girevole. Si stava fumando una canna, e poggiato sulla scrivania c’era un grosso boccale di birra circondato da residui di patatine fritte e Mc Bacon. I suoi piedoni senza calze erano poggiati sulla scrivania, nei pressi del boccale di birra. I piedi nivei erano sporchi e puzzolenti, e necessitavano di una bella tagliatina d’unghie.
Anche il vecchio, come il suo dannato ufficio, non era cambiato per niente. Era sempre il solito vecchio barbuto, con la pancia gonfia di birra, le dita ingiallite dalla nicotina, gli occhi liquidi e arrossati per via dell’erba, e un maledettissimo anello di rubini all’anulare della destra, col cui ricavato avrebbe potuto sfamare un intero paese dell’Africa.
Quel giorno indossava una maglietta bianca unta di grasso con su scritto Se non l’avessi capito, stai parlando con Dio!
La Morte si sedette senza salutare né chiedere permesso, e inchiodò gli occhi a quelli di Dio.
«Sarebbe gentile se ti togliessi il cappello in mia presenza» disse il vecchio dalla lunga barba argentea tirando una profonda boccata dalla canna.
«Non sono mai stato un tipo gentile.» rispose la Morte incrociando le gambe.
«Già, sei sempre stato un maledetto bastardo senza un briciolo d’educazione.»
«Non ci starai andando un po’ troppo giù con l’alcool e l’erba?»
«Fatti i cazzi tuoi. Pensa al tuo lavoro che al mio ci penso io!» disse il vecchio spegnendo la canna in un posacenere. Si accese una Marlboro subito dopo. La sigaretta e l’accendino erano apparsi come per magia tra le sue mani. La Morte lo guardò con ammirazione. Avrebbe voluto anche lui poteri come quelli del vecchio.
«Forse di questi tempi sei un po’ troppo sballato per notare che laggiù si sta scatenando l’inferno.»
«Se si sta scatenando l’inferno, ci saranno i suoi buoni motivi. Tu limitati a fare il tuo fottuto lavoro.»
«Sei un maledetto ubriacone vecchio! Non te ne fotte niente di loro?»
«Ti ricordo che gli inquilini di sotto hanno crocifisso mio figlio per poi lasciarlo morire in croce. Come pensi che debba sentirmi? Dovevo scendere giù a congratularmi e stringere mani? Dovevo mandargli dei biglietti d’auguri per Natale? Non è che mi sia mai andata giù questa puttanata! Mi hanno fatto girare i coglioni!»
«Son passati duemila anni cazzo!» disse la Morte allargando le braccia.
«Le mie palle girano molto lentamente!» disse il vecchio, prendendo poi a ridere da solo per la sua battuta.
«Comunque, così non si può andare avanti. Io non riesco a stare dietro tutto questo lavoro. Sono più o meno trent’anni che lavoro come un mulo, facendo straordinari a manetta! Mi son rotto i coglioni!»
«Taglia corto con le lamentele e dimmi che cazzo vuoi!» disse il vecchio grattandosi il pancione. «Vuoi un aumento? Ti servono soldi?»
«Voglio una vacanza. Due settimane, o meglio un mese. Un mese per staccare la spina e tirare il fiato.»
«Scordatelo!»
«Come sarebbe a dire?»
«Sarebbe a dire che adesso alzi quelle tue chiappe secche dalla sedia e te ne torni di filato sulla terra a lavorare!»
La Morte rimase senza parole.
Dio si sporse sulla scrivania e afferrò il boccale vuoto. Il tempo di portarsi la pinta alla bocca, e come per magia il boccale si riempì di una splendida birra bionda e gelata. Il vecchio ingurgitò la birra facendo l’occhiolino al cowboy. Sapeva bene che adorava quei trucchetti.
«Secondo me qualcuno ti ha fottuto il cervello. Ti ho detto che ho bisogno di staccare, e tu mi vuoi rigettare in quel casino? Ho capito bene?»
«Non potevi capire meglio» disse il vecchio asciugandosi la barba e la bocca col dorso della mano destra. «Vedi Morte, tu mi piaci. Sai fare bene il tuo lavoro. Prima di te c’era quella vecchia troia con la falce, una vera cagna, andava un po’ con tutti e si sdongiava di canne dalla mattina alla sera, fottendosene allegramente del lavoro. Scialacquava tutto lo stipendio in fumo e coca. Ho dovuto farle una bella lezione e licenziarla, poi ho preso te. Sei brutto come la morte e sei un gran rompicoglioni a dire il vero, ma anche un gran lavoratore. Quindi non mi deludere, resisti ancora per un paio d’anni e quando rientreremo in attivo, potrai prenderti la tua fottutissima vacanza!»
«Entrare in attivo? Che cazzo stai dicendo?»
«Sono circa sette miliardi laggiù. Il numero ideale è tre miliardi. Non sette, ma tre!» disse candido il vecchio.
«No, cazzo! Fammi capire bene!» disse la Morte ridendo. «Tu vuoi che io faccia fuori quattro miliardi di umani?»
Dio puntò l’indice contro la Morte vestita da cowboy e disse: «Bang! Hai compreso appieno!»
«Devo far fuori quattro miliardi di persone?»
«Già! Inventati qualcosa. Una bella guerra, un’epidemia, stupiscimi!»
«Perché mai dovrei fare una puttanata del genere?»
«Per riparare un torto subito.»
«Cioè?»
«Ne muoiono quattro miliardi ed io dimentico il triste passato. Schiocco le dita e riporto il paradiso sulla terra e si ricomincia tutto daccapo d’amore e d’accordo.»
La Morte scosse la testa sorridendo con ironia. Poi disse:
«E tuo figlio cosa ne pensa?»
«Non sai la novità?»
«No. Ero troppo impegnato a farmi il culo per leggere il dannato bolletino celeste. Che è successo?»
«Ho dovuto farlo rinchiudere.»
«Perché?»
«Stava esagerando con le manifestazioni a favore dei diritti umani. Mi ha ricordato quei maledetti hippie degli anni sessanta.»
«Qua se c’è un hippie sei tu vecchio. E anche un po’ stagionato. Comunque, per arrivare a farlo rinchiudere vuol dire che ti ha fatto davvero incazzare.»
«Già. Lui è fatto così. È innamorato degli umani. Cristo, per loro si è fatto addirittura torturare e crocifiggere! Però sa come la penso. Gli umani devono pagarla! Questo nessuno me lo può togliere dalla testa! Da quando li ho creati non mi hanno fatto che rompere i coglioni di continuo! Ho un’ulcera che sembra una zampogna, Cristo!»
«Devi ammettere che serbi rancore come pochi» disse la Morte prendendo una Camel dal taschino del gilet in pelle e accendendosela.
«Cazzo quando la finirai di fumare quella merda di Camel?»
«Mai. Io adoro le Camel.»
«Mi sa che faccio esplodere tutte le fabbriche di Camel, così la smetti d’impestare l’aria.»
«Vedi qual è il tuo problema vecchio. Sei troppo drastico. Anche con questa storia degli umani, non che li voglia difendere, però cazzo, basta! Hanno imparato la lezione!»
«Quelli l’unica cosa che imparano è scassare le palle dalla mattina alla sera, chiedendo di vincere al Superenalotto, che la loro squadra vinca il campionato, che la vicina gliela dia! Puttanate di questo genere e basta! In loro non c’è traccia di rimorso per quello che hanno fatto a quel capellone! E il bello è che a lui non gliene frega nulla. Se mi avessero crocefisso io avrei cagato fuoco e fulmini per l’eternità!»
«Il punto è proprio questo vecchio. Il capellone è più in gamba di te. Non offenderti, ma è lui la persona più adatta per questo lavoro. Devi lasciargli la poltrona. Pensaci... Te ne potresti andare in pensione a fumarti tutte le canne che vuoi, senza preoccupazioni e senza nessuno che ti stressa con le sue richieste!»
«Quello è così democratico che perdonerebbe anche il Diavolo, e lo inviterebbe a cena. Quel ragazzo è troppo ingenuo. Se gli lascio la poltrona, allora sì che si scatenerà l’inferno sulla terra. Quel ragazzo fa miracoli come se lo pagassero per farlo.»
«Sai una cosa» disse la Morte soffiando il fumo di lato. «Mi hanno detto di non dirtelo, ma io te lo dico lo stesso. Il capellone sta convincendo tutti i santi a fare un colpo di stato e spodestarti. Tutti sono convinti che tu non ci sia più con la testa.»
«Lo pensi anche tu?» chiese Dio spegnendo la sigaretta e rollandosi una nuova canna.
«Naaa, io penso solo che tu debba smetterla con le canne e soprattutto smetterla di pensare al passato. Mettici una pietra sopra.»
«Non è che ti hanno mandato qui ad uccidermi?»
«Non sono così potente. Però un bel paio di calci in culo mi piacerebbe darteli.»
«Ahh, non ti ci mettere anche tu.»
I due rimasero qualche minuto in silenzio a fumare.
«Certo che tradire il proprio padre non è una bella cosa.» disse Dio.
«Già.»
«Levati dai coglioni ora. Mi sto rattristando.»
La Morte si alzò.
«Allora per quella vacanza non se ne fa niente?» chiese la Morte grattandosi la nuca.
«Vedi. Anche tu sei uguale a tutti gli altri... Prenditi questa cazzo di vacanza così la finisci di rompermi i coglioni!»
«Grazie vecchio! E per quella storia dei quattro miliardi?»
«Ne riparliamo quando torni.»
«Ok.»
«Dove hai pensato d’andartene?»
«Penso alle Mauritius.»
«Gran bel posto. Mandami una cartolina.»
«Ok. Stammi bene vecchio.»
«Vaffanculo! E ricordati che sono io che comando. Se quelli stronzi si rivoltano contro di me, li faccio reincarnare in delle merde secche. Diglielo!»
«Glielo dirò!» disse la Morte uscendo dall’ufficio col sorriso sulle labbra.
“Finalmente una bella vacanza! Certo che l’idea dei quattromiliardi... Quello è davvero sciroccato!”
La Morte chiuse la porta e infilò la mano nel taschino. Quando le sue dita toccarono le sigarette, toccarono anche qualcos’altro. Lo tirò fuori. Era un biglietto aereo per le Mauritius. La Morte sorrise. Alla fine il vecchio era un brav’uomo se sapevi come prenderlo.

Piergiorgio Pulisci