Un dio caduto

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

La schiusa era prossima.
Sospesa a un metro da terra, livida come un viscido moccolo, Jeza'n'ah, Dea del Firmamento, attendeva di dare alla luce il Dio Contemporaneo.
Le Ancelle, tutt’intorno a lei, l’assistevano come meglio potevano.
Corpi nudi, raggrinziti, cosparsi d’unguenti e seccati dal sole, danzavano sulle fredde maioliche del Tempio della Schiusa. Tracciavano oscuri disegni con movimenti aggraziati. Sfioravano l’aria con grigie dita adunche. Toccavano l'addome rigonfio, tumefatto e necrotico, con gioia contenuta. Quand’ecco che il battito di quel bozzolo raddoppiò d’intensità.
Il ventre di Jeza'n'ah s’illuminò di una tenue colorazione vermiglia.
Si udì il sinistro rumore di carta che s’accartoccia e infine si strappa.
Un lamento poderoso, un vagito, si levò alto nel mondo sotterraneo: il grido di un Dio Nascente. Una mano emerse con brutale violenza dalla carne sfatta di Jeza'n'ah. Cinque dita, lunghe e affusolate, fumanti, si mossero per attanagliare l’aria. Brandelli di grembo piovvero ai piedi delle Ancelle, d’improvviso colpite da una grandinata di braci lordate da sangue nero e viscoso.
«E nato!» gridò una di loro.
Jeza'n'ah non udì altro.

Il Dio Contemporaneo non somigliava alla Dea del Firmamento, no.
Non somigliava a nessuna divinità che nei secoli lo avevano preceduto.
Aveva occhi gelidi come zaffiri, venati d’oro. Occhi penetranti, capaci di azioni grandiose, nel bene come nel male.
Era completamente nudo, coperto solo da un sottile strato di fuliggine grigiastra che lasciava appena trasparire il colore rosato della carnagione. Una lunga chioma di capelli neri ricadeva scomposta oltre le spalle, solide sì, ma curiosamente prive di ali.
Aveva due sole braccia e due sole gambe, un corpo stranamente esile ma atletico, un sorriso enigmatico.
Il suo nome, decise fiero, un giorno sarebbe stato sulle labbra di tutti.
Sarebbe stato Adamo.

 

«L’uomo è un Dio caduto che ricorda i cieli…»
Lamartine, Méditations.

Luca Azzolini