Il primo risveglio

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

Il risveglio fu improvviso. L’odore di terra prese a tempestare le mie narici. Per diversi minuti non compresi dov’ero. Gli occhi erano intorpiditi, anestetizzati come dopo un lungo sonno. Non riuscii ad aprirli subito. Quando sollevai le pesanti palpebre mi accorsi di essere circondato da un buio di tenebra. La mia testa era come svuotata da ogni pensiero, ma poco a poco una sensazione di confuso disagio mi prese. Anche se non avevo del tutto la percezione dei miei arti, debolmente sentivo le mie mani intrecciate sul mio petto. L’assenza di qualsiasi rumore aumentava in me l’angoscia, ma più di tutto mi sconvolgeva non sentire neppure debolmente battere il mio cuore. Allora i pensieri divennero meno offuscati: si fece vivo in me il ricordo di una pioggia battente, un forte bagliore di fari, il ribaltamento dell’auto.

Poco dopo più nulla. Il silenzio e il buio. La solitudine. Mi accorsi di trovarmi in quel posto in cui nulla conta più per te e tu non conti più nulla per gli altri: in una tomba, forse qualche metro sotto il terreno. Ma perché ero sveglio e non...?
Tentai qualche tiepido movimento, per dimostrare a me stesso che non potevo essere deceduto e cosciente, ma per quanto mi dimenassi ogni arto del corpo era ostacolato da una parete di legno, levigata e fredda come la morte. Ormai l’incubo si faceva sempre più reale e più realizzavo ciò che ero diventato, più un desiderio ardente di sangue e carne mi rinvigoriva, mi sconvolgeva, mi faceva impazzire. Volevo uscire, con la mano sfondai la copertura della cassa; mi volevo rialzare, con inaspettata violenza sollevai la terra che mi copriva; volevo divorare, corsi verso le case più vicine; volevo uccidere, con un colpo secco spezzai il collo della ragazza e del suo corpo feci rovina!

Guido Santamaria

Sono nato a Modena nel 1981 e attualmente studente laureando di Ingegneria delle Telecomunicazioni. Siccome l'Ingegneria non è la mia massima aspirazione, sfogo la mia esistenza nel volontariato e in quante più forme d'arte riesco ad apprendere: mi piace fotografare, suonare il pianoforte e la chitarra (o altro), disegnare. Adoro inoltre le storie "individuali" in qualunque forma: scritte, a fumetti, canzonate.