La Sricnaait

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

Lucia afferrò il cappotto nero ed uscì dall’ufficio. Era stata una giornata dura. Lavorava da poco alla SRICNAAIT e già la odiava. Doveva gestire un torrente di facce terrorizzate che si affollavano alla reception. Lei dava loro le informazioni e li inseriva nel database prima di farli accedere alla sala d’attesa, dove sedevano come animali spaventati in attesa di trovare il loro nuovo posto. Una nuova identità. Questo li spaventava tanto. Non avrebbero ricordato niente... tranne alcuni forse... ma erano pochi per fortuna.
Sapeva che un minimo errore nell’inserimento dati avrebbe scombussolato tutto. Bastava una dimenticanza e parti della vecchia vita si sarebbero sovrapposte alla nuova. Gli psichiatri la chiamavano pazzia.
Lucia spinse la porta ed entrò nel bar, fece cadere la neve dai capelli e si diresse al bancone. Il suo fidanzato sarebbe arrivato presto, sarebbero andati a cena fuori. Afferrò uno sgabello e ordinò un drink.

"Giornata dura?" un uomo d’affari scivolò lungo il bancone nella sua direzione, riducendo la distanza sinuosamente, il suo alito sapeva di birra.
"E non è finita!" Si lamentò scorbutica per non intrattenere quest’ultimo scocciatore ubriaco.
"Ah! Darei la mia anima per non lavorare più!" disse alzando il bicchiere per brindare facendo cadere un po’ del suo contenuto sul bancone.
"Sono sicura che si può fare..." replicò lei sfoggiando il suo miglior sorriso di plastica.
La morte apparve improvvisa dietro le spalle dell’ubriaco, era elegante e affascinate come sempre. Estrasse una piccola carta business dalla sua giacca nera e la fece scivolare in tasca dell’ubriaco. Sorrise brevemente a Lucia, prima di andarsene con le mani incrociate dietro la schiena.
Lucia finì il drink e fece per uscire.
“Aspetti... viene qui spesso?" Le sue parole erano quasi incomprensibili.
"Non si preoccupi" disse allacciandosi il cappotto. "Mi vedrà di nuovo..."

Claudio Foti