Insieme per l'eternità

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

Stava seduto lì nel bosco, con la schiena appoggiata ad un tronco, quando gli sembrò di udire una voce. “Seguimi”, diceva. La riconobbe subito, e rabbrividì. “Seguimi”, ripeté la voce. E questa volta giunse accompagnata da un soffio di vento caldo, dall’odore nauseabondo. Un brivido gli risalì le gambe, percorse la spina dorsale, e gli ridiscese lungo le braccia. Quel vento spaventoso lo colpiva in faccia e penetrava sotto i suoi vestiti. Un senso di nausea lo afferrò allo stomaco e lo costrinse a piegarsi in due. Si alzò e come spinto da una forza soprannaturale si mise a camminare verso una direzione a lui ignota, fuori dal sentiero. Quando il bosco terminò, si trovò di fronte ad un terreno putrido, che aveva un odore ancor più nauseante del vento. Era buio, lì. Quell’aria calda e disgustosa continuava a guidarlo, finché udì nuovamente la voce: “Sei arrivato, finalmente. Ti ho aspettato tanto.” Sentiva qualcosa, forse erano vermi, camminargli sulle scarpe e risalirgli lungo le gambe, mentre piccoli insetti gli sfioravano il viso.

E fu in quel momento che si accorse con orrore che stava calpestando dei corpi. Neri. Putrefatti. Dall’odore insopportabile. L’odore della morte. Vomitò. “Ti ci abituerai, ora che verrai a stare con me”. “Perché mi fai questo? E’ stato un incidente. Non è stata colpa mia”. “Non avresti dovuto lasciare la corda. Mi fidavo di te”. “Saremmo morti entrambi se non avessi mollato la fune”. “Io sarei morto per te e tu ora resterai per l’eternità qui con me”. Ed improvvisamente udì un rumore assordante. Il terreno sotto ai suoi piedi si spalancò e cadde in uno strapiombo senza fine. Mentre precipitava nell’abisso in preda ad un terrore folle, guardò su e vide che il compagno aveva mollato la fune.

Sandra Rosi