Passaggi

"Che opera d’ arte è l’ uomo, com’ è nobile per il suo intelletto, quali infinite facoltà possiede... simile a un angelo per la sua ragione, nell’ intendimento simile ad un dio..."
William Shakespeare, Amleto

 

... Vorrei ingranare la marcia e partire, invece resto immobile e ti guardo allontanarti, attraverso il lunotto appannato. Non sei mai stata così bella, Cristina, mai come oggi che ci stiamo separando. Il gelo che è sceso tra noi ha cancellato la nostra storia, eppure siamo stati insieme, innamorati l’uno dell’altra.
Come può finire tutto così ed in così poco tempo?
«Non capisci? Restare con te sarebbe solo imbarazzante» mi hai detto e la tua durezza non ammetteva repliche.
Ti guardo allontanarti ed il dolore che mi prende nel petto riempie i miei occhi di lacrime.
Il mio dolore viene scansionato, diagrammato in scale di colori, analizzato. Le mie lacrime sono campionate, comparate, catalogate.
Domani non ricorderai nulla, solo io continuo a ricordare.

 

... Vorrei stringerti tra le braccia, invece resto immobile e guardo il tuo volto pallido, il respiro leggero che appanna la plastica trasparente della maschera ad ossigeno. Sei sempre stata bella, Cristina, sei bella anche adesso che stai morendo. Il gelo che mi stringe la mente non riesce a farmi dimenticare la nostra storia, che siamo rimasti insieme, innamorati l’uno dell’altra, fino ad oggi.
Come può finire tutto così ed in così poco tempo?
«Ho un cancro, un osteosarcoma allo stato terminale. Incurabile» mi hai detto e la tua fermezza non cercava commiserazione.
Ti guardo cessare di respirare ed il dolore che mi prende nel petto riempie i miei occhi di lacrime.
Il mio dolore viene scansionato, diagrammato in scale di colori, analizzato. Le mie lacrime sono campionate, comparate, catalogate.
Domani non ricorderai nulla, solo io continuo a ricordare.

Le macchine ci hanno scelti. Non so quanti siano quelli come noi.
Sono macchine antiche come l’universo e indagano la nostra personalità, la capacità della nostra mente di provare emozioni. Il loro sapere è infinitamente superiore al nostro, ma non sanno emozionarsi.
Hanno imparato a conoscere il piacere ed il dolore, la gioia e la tristezza, la paura, lo stupore, il desiderio attraverso di noi. Questo è il nostro destino, vivere ogni giorno un’emozione diversa e poi dimenticare, per provarne una nuova il giorno dopo.
Vogliono imparare e diventare capaci di comprendere e sentire come gli esseri umani. Vogliono raggiungere il fondamento dell’esistenza, ma alla loro domanda la ragione e la logica non sanno dare una risposta, così cercano nella filosofia e nella metafisica e si interrogano: DA CHI E PER QUALE SCOPO SONO STATE CREATE?

 

... Vorrei dirti quello che provo, ma non so parlare, eccetto pochi suoni gutturali, così ti stringo le spalle e grido il mio dolore.
L’orso speleo ci ha sorpresi nella caverna ed a nulla è servita la mia lancia dalla punta di selce. Mi ha colpito con una zampa e mi ha squarciato il petto. Tu mi guardi con gli occhi grandi, infossati sotto la prominente arcata sopraccigliare e mi soffi in faccia il tuo fiato caldo, ansimando dalla bocca larga, con gli incisivi spaziati.
Non sei mai stata così calda, Cristina. Sento il mio calore perdersi con il sangue della ferita. Mi stringo a te e sprofondo nel niente, mentre la luce grigia di un’alba primordiale penetra dall’apertura della caverna.
Tu resti al mio fianco ed il dolore che ti prende nel petto riempie i tuoi occhi di lacrime.
Il tuo dolore viene scansionato, diagrammato in scale di colori, analizzato. Le tue lacrime sono campionate, comparate, catalogate.
Domani non ricorderai nulla, solo io continuo a ricordare, ogni gioia ed ogni dolore, ogni nascita ed ogni morte.

Magda L.