Sara
    continuò a singhiozzare. Sola, nelloscurità, si rannichiò nel suo lettino con le
    sbarre di legno; era ancora piccola e sarebbe potuta cadere dormendo. Suo padre
    laveva spinta nel corridoio, facendo stridere le rotelline di plastica montate
    quello stesso sabato pomeriggio, dichiarando che lui e mamma volevano stare un po
    soli. Ma Sara non aveva inteso ragioni; aveva cominciato a piangere e i suoi avevano dato
    poca importanza alla cosa, prendendo quelle lacrime per degli stupidi capricci. E così,
    quella sera stessa, era stata messa nel corridoio, nonostante le sue proteste; era troppo
    piccola per poter esprimere il suo senso di angoscia e di terrore se non piangendo a
    dirotto. Come avrebbe potuto spiegare altrimenti, che, quando si resta da soli al buio,
    accadono cose spaventose, cose orrende e che, se non ci sono i tuoi genitori a
    proteggerti, possono farti del male, strisciando silenziosamente nelloscurità e
    avvicinandosi sempre di più...
    Stringendo il suo peluche bagnato dal pianto, Sara si addormentò. Si svegliò poco dopo,
    gli occhi ancora umidi, spalancati in unespressione di sorpresa : da sotto la porta
    dellingresso filtrava un filo di luce bianca; dapprima tenue, poi sempre più
    intenso, fino ad illuminare il freddo pavimento di marmo.
La piccola ora tremava, non
  riuscendo a fare altro che gemere sommessamente, mentre la porta si apriva con un sinistro
  cigolio: una luce abbagliante e poi più nulla.
  Il mattino dopo i genitori di Sara, aprendo la porta della camera da letto, trovarono il
  lettino vuoto e il peluche sul pavimento; la porta era chiusa a doppia mandata e le chiavi
  erano sul tavolino dellingresso. Sconvolti, si precipitarono al telefono per
  chiamare la polizia, non notando neppure le screziature corvine, che si diramavano da
  sotto la porta, allungandosi verso il lettino come le nere braccia della morte.