Aculei

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

Lentamente, un aculeo entrò nell’occhio destro. Un grido straziante e Alba chiuse la palpebra che si tagliò in due. Un sol colpo, un altro aculeo s’infilzò nel capezzolo sinistro. Come emergesse da una lunga, faticosa apnea la ragazza sentì mancare il respiro. Le labbra rosa pallido s’aprirono e dalla gola si liberò un solo grido: “Amore, continua!” E quel mostro continuò. Un altro aculeo scivolò lieve, lasciando una traccia rossa sulla pelle bianca. Il petto d’Alba s’alzava e s’abbassava, i capelli biondi erano incollati alle guance e alle spalle dal sudore. L’aculeo infisso nell’occhio era ferro rovente, quello al capezzolo ghiaccio. In uno spasmo, Alba inarcò la schiena e offrì l’intero petto al mostro che affondò un aculeo nel costato fino a bucare il polmone. Il grido che la donna lanciò fu sangue e piacere: il Supremo Piacere che avvicina al buio assoluto, all’assoluta calma. Ad Alba era piaciuto subito quel mostro: amore a prima vista! Poco prima, guardava il mare su cui brillavano calme, le scintille oro arancio del tramonto. All’improvviso, lungo la riva deserta l’acqua iniziò a ribollire e, come un dio degli abissi, emerse un lucente ibrido d’uomo e riccio di mare. Un corpo statuario interamente coperto d’aculei lunghi più di 20 centimetri, aguzzi più di coltelli.

In un attimo, Alba immaginò uno dopo l’altro, gli aculei trapassarle la carne e metterle in vibrazione ogni molecola. Lo strano essere dovette intuirlo. Infossando gli aculei nella sabbia dorata del tramonto, s’avvicinò alla donna che s’alzò dall’asciugamani e, istintivamente, indietreggiò. Si trovò schiena contro una palma. Quel mostro sorrise appena e l’inchiodò col blu intenso dei suoi occhi. Un istante, Alba tolse il costume e abbandonandosi al tronco ruvido offrì il suo corpo. Lento, quell’essere s’avvicinò e affondando un aculeo nelle labbra le diede il primo lungo, dolce bacio.

Giovanni Buzi