Gorbolino torna a casa

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

Click. Click. Click.
Un rumore metallico si diffondeva ritmico per il vicolo nero mentre il vecchio lampione illuminava una scena che avrebbe dovuto restare avvolta dalle tenebre. Un piccolo topo immobile e rosso nella bocca di un gatto selvatico.
Allora perché ha il collare?
Miiiiwwwwwssssh. Anche il grigio felino ha sentito il click, e questo è stato talmente fulmineo quando gli si è scaricato nella schiena che si è sentito addosso tutto il peso del gatto domestico che era diventato.
Ecco perché aveva il collare.
Ora due animali morti giacevano nel vicolo, e il lampione osservava una sagomuccia rannicchiata intenta a sollevare i cadaverini e metterli in un sacchetto di iuta. Click velocissimi nella notte, che si allontanavano debolmente fino a confondersi con gli Uuuh e gli Uh-Uh del bosco di conifere appena fuori le possenti mura.
“Brutto vizio davvero quello di far scattare la tua mano metallica ogni tre secondi”

“Brutto vizio davvero quello di seguirmi ovunque io vada”
“Non è colpa mia se ci fanno dormire nella stessa stanza”
“E smettila con questa storia degli ordini imposti dall’alto. Non c’è nessun alto. Mr. Schizofrenia.”
“Almeno io ho qualcosa da raccontare ai miei figli.”
“Tu non avrai mai dei figli... sei... sei un mostro.”
E così dicendo gli porse il braccio luccicante avvicinandoglielo quanto più possibile alla faccia.
L’esserino scarno e... verde invertì la rotta dell’arto, in maniera violenta e improvvisa. Vendetta psicologica. Gran scoppio di risate attorno al piccolo falò. Aspettavano le streghe, volevano punirle, per questo avevano ucciso Gorbolino, il loro gatto prediletto. Ricavando in questo modo anche la cena. Fame. Aprendo il sacco, il gatto balzò fuori, piccolo razzo grigio e, prese le due sorprese gole fra canini e molari, cominciò a masticarle rabbioso. Bestia di un gatto zombi. Gorbolino torna a casa.

Michela Meloni