Fragile

Finì nervosamente l'ennesima sigaretta quando sentì il primo vagito, forte squillante, il cuore sussultò ed alcune goccioline di sudore gli scesero lentamente sul viso.
Era una tiepida sera di primavera e da ormai quattro ore stava aspettando fuori dalla locanda.
Fece per entrare, senza aver avuto il permesso quando la donna dietro la porta, con un calcio la richiuse prontamente. Ebbe solo il tempo di sentire la madre che con flebile voce pronunciava il nome del bambino.
Lui ex mugnaio, ex calzolaio, ed ora doganiere presso l'amministrazione locale era orgoglioso di avere avuto un figlio maschio.
Si sentivano ancora le urla del piccolo quando la porta si riaprì d'improvviso, la levatrice grondante di sudore e con le mani ancore sporche di sangue, guardò l'uomo e disse: "Spenga la sigaretta! Ora può entrare", con fare fiero e orgoglioso varcò la soglia della locanda.
Era il 1889 e le condizioni igieniche non erano certo le migliori, la donna era adagiata su di un letto fatto di assi con sopra un materasso da cui uscivano alcune molle, la stanza era illuminata solo da due candele poste sopra il camino, lui si avvicinò, baciò la fronte della moglie madida di sudore poi posò il suo sguardo verso il bambino accoccolato sul grembo materno, aveva ancora alcuni lembi di placenta che ricoprivano il corpicino. Il padre con le lacrime agli occhi si sporse sul lato sinistro per guardarlo, gli occhietti del piccolo si aprirono quasi contemporaneamente, aveva le guance di un rosso vivo, la fossetta sul mento, mentre le mani erano così piccole, ma straordinariamente perfette.

D'improvviso la levatrice con fare indaffarato scostò l'uomo, afferrò il neonato con le sue grosse mani, privandolo del caldo giaciglio materno e lo porto verso una tinozza per lavarlo. Il padre seguendolo con lo sguardo notò le sue esili gambine a penzoloni lisce come velluto fare mille pieghette una dietro l'altra. Immerso nell'acqua i folti capelli di un nero corvino galleggiavano disegnando forme sinuose.
Il bimbo pianse solo quando venne tirato fuori, fu asciugato, adagiato su un altro tavolo con della paglia, dove fu vestito con una canotta bianca che faceva risaltare la sua candida pelle.
La levatrice lo porse al padre, che si ritrovò fra le braccia un batuffolo di cotone tanto piccolo quanto fragile, aveva paura con le sue grosse mani di nuocere a quelle delicate braccine, il viso era tondo, paffuto sembrava di porcellana. Accostate le labbra a quelle del piccolo poté percepire l'odore del lieve respiro mescolato al profumo di lavanda che sprigionava la sua candida pelle appena lavata.
La madre Klara e il padre Alois mai poterono immaginare che il loro piccolo avrebbe in futuro sterminato sei milioni di ebrei.

Alessandro Licitra