Il conforto delle coperte

Erano trascorsi trent’anni ma si ricordava di aver già provato una sensazione simile. Le succedeva da bambina, quando prima di coricarsi controllava sempre se sotto al letto ci fosse l’uomo nero, il babau, un mostro, insomma, un pericolo. A volte si spingeva oltre, controllava anche l’armadio. Sapeva di non trovare nulla ma ormai era diventato un rito: prima le preghiere della sera e poi il controllo della stanza.
Con il passare degli anni queste insicurezze erano scomparse per ripresentarsi all’improvviso, con prepotenza.
“Forse è il mio inconscio, il mio senso di colpa per avere una relazione con un uomo sposato, il marito di Michela, la mia migliore amica”.
Lui, anche quella sera le aveva promesso che avrebbe chiesto il divorzio ma non ora, perché Michela non stava bene.
“Sai, non me la sento di darle questo colpo adesso”.
E così, come ogni sera rincasava per dormire da sola, senza il conforto di qualcuno con cui dividere le coperte.

Ora, su quel letto freddo era attanagliata da un dubbio. Era stato un piccolo rumore sotto il letto, quasi impercettibile a risvegliarle certi ricordi., quei tic infantili.
“Controllo o no? Tanto so già di non trovare nulla”.
Attese qualche minuto, stava quasi per prendere sonno quando sentì ancora un rumore.
“Vabbe’, controlliamo, tanto saranno le doghe o le molle del materasso”.
Accese la luce, si piegò per guardare sotto il letto.
“Che strano. Nelle mie fantasie ho sempre pensato ad un uomo con il volto coperto oppure ad un mostro verde e mollicio, mai ad una persona normale”.
Quando mise la testa a livello del pavimento vide un volto, angelico e diabolico allo stesso tempo. Era il volto di Michela, la sua migliore amica che poi venne offuscato dal bagliore di una lama.

Paolo Perlini