Due quinti (Versione 1.1)

Provate a restare ad occhi chiusi ed aspettate che vi fracassino un bastone sui denti. Non è piacevole, vero? Ve lo confermo! E lo è ancora meno quando il bastone mi ha fracassato il ginocchio con una tale forza da piegarlo contro natura. A quel punto ho spalancato la bocca, per urlare, e un’altra bastonata mi ha preso in piena faccia, spaccandomi naso, labbra e denti e facendomi ingoiare un pastone caldo e grumoso.
Se vi state chiedendo perché sono così calmo, la risposta è semplice: sono morto!
In un pestaggio, per la precisione. Non ricordo nemmeno come ci sono finito. Ma ormai è inutile pensarci. Tanto sono morto e non cambia niente. E non so nemmeno se qualcuno può percepire questi pensieri.
Qui dentro vedo e sento tutto. Quasi come prima; solo che è come se vedessi e sentissi attraverso la pelle. Diciamo che mi sono rimasti due sensi su cinque. Ho visto l’arrivo della polizia e della gente, ascoltato i loro discorsi, decifrato i rumori dell’ambulanza, commiserato i pianti di parenti ed amici e persino sbirciato nella scollatura dell’infermiera. La cosa più interessante è stata l’autopsia. Non pensavo di avere tutta quella poltiglia dentro! Comunque nessun dolore, se per caso ve lo state chiedendo. Ora mi hanno appena ricucito e domattina mi esporranno dentro la bara, con le viscere ributtate dentro alla rinfusa da quel testa di cazzo di medico legale con le lentiggini. Domani è il mio ultimo giorno! L’ultima occasione per vedere luce e movimento, poi metteranno sottoterra gli ultimi 2/5 di me ancora in vita. Cazzo! Se potessi parlare! Lo farei sapere a tutti cosa significa morire!

Raffaele Serafini