Reality

“Ragazzi?... Siete pronti per le nomination?...”
La voce acuta della conduttrice rimbombava nelle casse ai lati del divano. Guardo addosso ai miei compagni di sventura. Simone. Il classico bellimbusto. Aveva milioni di fan che votavano per lui. Beh, come criticarle. Alto, muscoloso, abbronzato. Occhi marroni. Capelli neri. Sorriso vincente. Simpatico. Chiacchierone. Buono. L’unica pecca è che sta troppo tempo in bagno a curarsi l’aspetto e i vestiti troppo stretti e di colori variopinti. L’altro è Paolo. Alto, magro, muscoloso anche lui, ma per altri motivi. Lui si è fatto il fisico lavorando, non in palestra. Carino. E’ stato sempre simpatico a tutti, ed è molto intelligente e arguto. E l’ultima sono io. Lucia. Normale. Mi vesto sportiva. Non troppo intelligente. Non troppo carina. Ma sono sveglia e furba. E questo mi ha aiutato a sopravvivere nel gioco.
“Allora ragazzi? Siete pronti?” Lancio un'altra occhiata ai miei compagni di sventura e rispondiamo in coro.
“Sì”
“Ripetiamo le regole per chi si fosse appena collegato con noi. Gli ultimi 3 concorrenti rimasti devono scegliere chi per primo verrà eliminato. Chi riceverà 2 voti contro, sarà...” Fa un cenno al pubblico che entusiasta ribatte.
“Eliminato!”
“Benone! Allora ragazzi scrivete il nome della persona su un foglietto e infilatelo nella fessura sotto la tv. Un nostro operatore li guarderà e comunicherà il voto”
Prendo la penna e il foglio. Ci riuniamo in un’altra occhiata. Uno di noi se ne andrà. E sappiamo bene che è colpa nostra. Ma non possiamo rifiutarci di giocare. O saremo eliminati noi al suo posto. Scarabocchio il nome di Simone sul foglio. Mi sento vigliacca quando lo piego e lo faccio scorrere sotto la tv. Mi siedo sul divano e aspetto il resoconto. Prego di non essere stata scelta io da tutti e 2.
“Allora, i risultati sono arrivati in redazione... La persona eliminata è...“ Tamburi per creare la suspense.
“E’... Simone!” La sua voce rimbomba e una fitta mi attraversa il cuore. In un piccolo spazio dentro di me gioisco, ma provo pietà per la sua sorte.

“Bene, portalo fuori” Due forzuti escono dalla porta e lo afferrano per le braccia mentre scalcia, nell’inutile tentativo di liberarsi.
“VOI! SIETE STATI VOI! STRONZI! LA PAGHERETE!” Urla, contro di noi. Sposto lo sguardo, non è bello vedere un condannato negli occhi prima dell’esecuzione. Già ,esecuzione. Sono passati ormai decenni dal primo ‘Grande Fratello’. La gente da allora ha sempre voluto sapere di più. Vedere di più. Così tutti i programmi sono cambiati. Anche la violenza trasmessa è aumentata sempre di più seguendo i bisogni delle persone. Sempre di più. Sempre di più. Alla fine si è arrivati a questo: hanno rapito 10 individui diversi tra loro. Costretti a vivere rinchiusi tra 4 mura. Costretti a prove massacranti per sopravvivere. Perché se il pubblico decide di eliminare, tu vieni eliminato dalla faccia della terra.
“Forza ragazzi, non volete vedere la sorte del vostro amico?” Non è una domanda. Ci alziamo e andiamo sul retro della casa. Nel giardino recintato. Rimango in cima ai gradini e mi blocco. Lo vedo a terra, mentre lo legano al terreno. Mi ritornano in mente Flora, Jim, Dann. Un conato mi arriva in bocca, ma riesco a mandarlo giù. Non devo vomitare in diretta. Porto le braccia incrociate sul petto per evitare che si veda troppo che sto tremando.
“Simone?!” Ancora quella voce. Acida e acuta. Mi fa sempre accapponare al pelle. Lui ormai ha abbandonato la rabbia. E’ alla rassegnazione. Piange, cercando di non immaginare il suo destino crudele. Immobilizzato con le gambe aperte e le braccia aperte dietro la testa.
“Sì...” Risponde, tra i singhiozzi.
“C’è qualcosa che vuoi dire prima di lasciare la casa?” Annuisce debolmente.
“La pagherete tutti per quello che state facendo..” Un coro di risate si levano dal pubblico. Ingoio la rabbia e la tristezza. Mi sono chiesta com’è possibile ridere di fronte alla morte di un altro essere umano, troppe volte. E non ho mai ottenuto una risposta. Non una che io capissi. Lo guardo piangere e supplicare pietà. Rinchiudo le lacrime in uno scomparto segreto. Ma i suoi occhi incrociano i miei. Distolgo lo sguardo. Troppe domande non mi devono toccare per continuare questa recita. Mi sono chiesta troppe volte: che farei io al suo posto? E sempre alla fine una parte di me si nascondeva in un angolo nascosto per piangere.
“OK! Allora la tua eliminazione ha a che fare con la tua specialità: il sollevamento pesi!” Rimango sconvolta a veder entrare un enorme ruspa. Sul braccio una quantità incredibile di pesi. Involontariamente mi porto una mano alle labbra per lo shock.
“Lucia?! Che fai?” Mi richiama la voce. Tolgo subito la mano.
“Nulla... Mi grattavo...” Cerco di improvvisare un sorriso. Un cigolio e il mostro si ferma davanti a Simone.
Lui ha gli occhi spalancati per la paura. Oddio, penso.
“Allora, tutti insieme... 1!” La cosa più sadica. Far contare il pubblico e far soffrire il condannato.
“2!” La gente entusiasta urla.
“3!” Simone grida. Chiude gli occhi e volta la testa. Come per proteggersi. Il caterpillar inclina il braccio e la marea di pesi lo sommerge. Il mio corpo ha uno spasmo per la sorpresa. Chiudo gli occhi al tonfo e i pesi atterrano sul suo gracile corpo. Poi il rumore metallico dei pesi, che rimbalzano contro altri pesi. Rimango bloccata. Inorridita. Schioccata. Mi volto verso Paolo. Negli occhi leggo paura. Pietà. Ma anche rassegnazione e sfida. Non vuole morire, come non lo voglio io. E farà di tutto per sopravvivere. Lo leggo chiaro nello sguardo. Mi passa di fianco e entra in casa. Lo seguo e mi siedo accanto a lui sul divano.
“Bene ragazzi. Questa volta vi siete salvati, ma la prossima sarà l’ultima puntata: chi vincerà la libertà?” Un applauso del pubblico eccitato dalla scena appena vista.
“Bene, ragazzi. Alla settimana prossima. E alla gente che ci segue: buona notte!"

Trabby