Il suo sostentamento

“I could die for you
what you wanna do
Oh this life I choose...”
The Red Hot Chili Peppers- I could die for you

 

Non sono riuscito a mantenere la mia promessa.
Ti avevo giurato che sarei stato sempre con te, che avrei sempre combattuto al tuo fianco contro il resto del mondo. Ma il resto del mondo purtroppo ha vinto e ti ha preso, ti ha portato in un posto per me inarrivabile; o meglio, posso raggiungere le tue spoglie mortali che giacciono poco lontano da qui, nel cimitero cittadino, ma ciò che amo veramente di te non è più su questa terra. E’ là, in quella terra sconosciuta.
I migliori se ne vanno per primi. Non è un luogo comune, anzi. Tu eri migliore di me e di chiunque altro; e lo sei ancora, perchè sono sicuro che anche dove ti trovi ora non c’è nessuno migliore di te.
Vorrei raggiungerti, ma morire non servirebbe a nulla. Chi mi assicura che, una volta morto, io riesca a ricongiungermi a te?
No, meglio non rischiare. Ma se tu tornassi qui allora sì, sarei sicuro di poterti riabbracciare.
E ormai ho deciso. Tornerai. Tornerai da me.
Ieri sera ho evocato un demonio: non ricordo se Satana o Belzebù o Chissàchi, comunque uno di quella brigata. Mi è apparso sottoforma di gatto nero, proprio come nelle leggende sulle streghe.
Ho trovato il rito d’invocazione in uno di quei “libri ciarlatani”- come li chiamavi tu- che ho trovato nella biblioteca di mio padre. Ha funzionato.
Il gatto è apparso all'improvviso nel cerchio dal nulla; mi è saltato in grembo e mi ha guardato fisso con i suoi occhi gialli.
-Voglio che lui torni da me.- ho detto -Accontentami, ti prego.-
<Lui chi?>
Queste parole non furono pronunciate direttamente dal gatto, credo che me le abbia trasmesse telepaticamente; o forse me le sono sognate io, non so.
Il gatto continuava a guardarmi.
-Ti prego, fai tornare Andrea da me. Mi occuperò io di lui, lo giuro!-
Il micio si avvicinò, sempre guardandomi. Una mano si mosse da sola nella sua direzione: lei voleva toccarlo, io no. La sua zampetta destra scattò improvvisamente, graffiandomi. Non ritrassi la mano, perché essa in quel momento non voleva ubbidirmi. Il gatto iniziò a leccare la mia ferita con la sua piccola lingua rosa e ruvida. Poi s’inarcò, soffiò nella mia direzione, sparì. Aspettai, non sapendo cosa fare.
Riguardai le nostre foto, quelle fatte in Sardegna l’anno scorso. I nostri sguardi innamorati, il tuo fisico perfetto; sei bellissimo amore e, pur non andando in palestra, hai degli addominali invidiabili. Anche i miei non sono male, ma i tuoi sono di gran lunga migliori. E gli occhi! Oh amore, i tuoi occhi così luminosi, così particolari: uno azzurro e uno verde, che spettacolo!
Ricordi quando ci siamo conosciuti?

Io allora ero innamorato di Ilaria, la barista, ma quando ti vidi il mio mondo fu stravolto.
Nel mio delirio di virilità credevo di amare una ragazza, molte ragazze a dir la verità, invece, mi ritrovai innamorato di un ragazzo! Bellissimo è vero, ma pur sempre un ragazzo! Che smacco per Ilaria! E non solo per lei ovviamente...
Abbiamo perso molti amici da quando stiamo insieme, ma molti sono ancora con noi e ce ne siamo fatti di nuovi, le persone non...
Hanno bussato alla porta. Chi può essere a quest’ora? Vado ad aprire. Stupore ai massimi livelli.
-Amore... S-Sei... Tornato- Balbetto.
-Sì Michele, sono tornato-.
La tua voce si è arrochita amore; la tua abbronzatura è sparita, hai un colorito pallidissimo, quasi bianco; le lebbra tumefatte, un occhio nero, un braccio rotto e piegato in posizione innaturale: si vedono ancora i segni della rissa in cui sei stato coinvolto poco prima di essere investito.
-Ho fame.- Sussurri.
-Entra, ti preparo qualcosa.-
-Voglio te.Ho voglia di te-
-Andrea, dovresti mangiare qualcosa prima. Poi staremo insieme finchè vorrai!-
Ti avvicini, come se non mi avessi sentito. Lentamente mi sbottoni la camicia, me la togli e io rimango così, a torso nudo in mezzo alla stanza. Mi abbracci e mi baci; ricambio il bacio. Poi scendi e mi baci il collo. Lo fai come hai sempre fatto e allora capisco che sei davvero tu, che non è un sogno, che sei tornato per me.
E poi il dolore, quel dolore che da allora mi accompagna tutti i giorni della mia maledetta vita. Apro di colpo gli occhi e vedo che mi stai mordendo, mi stai strappando una spalla a morsi. Cerco di divincolarmi, ma tu mi tieni stretto e non riesco a liberarmi. Alzi lo sguardo. Solo ora mi rendo conto di quanto i tuoi occhi siano spenti e assenti, quasi vuoti. Allora mi arrendo, ti lascio continuare, nonostante il dolore. Quando hai finito sono già caduto nel baratro della follia: io sono arrivato fino all’orlo da solo, invocando il demonio per farti rivivere, ma tu mi hai dato la spinta sbranandomi, amore mio.
Mi hai spolpato una spalla: dal collo all’avambraccio le mie ossa sono scoperte, non ho più né pelle né carne a coprire le articolazioni. Allora faccio l’unica cosa che posso e riesco a fare: svengo.

 

****

 

Dalla finestra entra un raggio di sole: è mattino. Mi alzo dal pavimento e mi guardo il corpo: è tutto al suo posto. Il braccio, la spalla, il collo sono tutti lì, così come i muscoli, la carne, la pelle.
È stato tutto un sogno, un incubo che dimenticherò non appena arriverò al lavoro.
Peccato però, quel bacio è stato così vero, così appassionato, così...
-MIAO!-
Miao? C’era anche un gatto nel sogno, è vero! Ma era nel sogno. E ora sono sveglio. Come può essere entrato un gatto in casa mia?? Il miagolio viene dalla mia camera da letto: meglio andare a controllare. Quando varco la soglia della stanza i miei equilibri, non solo quello fisico, ma anche quello mentale, crollano.
Inizio a sudare freddo e a tremare, le ginocchia cedono, il panico mi abbraccia come fosse il mio nuovo amante. Sul mio letto c’è lui, Andrea, che mi guarda sorridendo e accarezza un gatto nero che tiene in grembo. Anche la bestiaccia sembra sorridermi.
-Buongiorno amore mio- esordisce Andrea -vestiti altrimenti arriverai tardi al lavoro.-
Non so più cosa fare.
-Ma tu... Ma lui... Io...-
Qualcosa mi stringe il petto e lo stomaco, un nodo mi serra la gola e le ginocchia continuano a tremare. Prende delicatamente il gatto e lo posa sul letto. Si alza, si avvicina e mi bacia. Nonostante il pestilenziale odore di morte, le labbra viola e secche e il suo tocco gelido, mi ritrovo a desiderare di essere baciato ancora dal mio amore morto.
Ma quando apro gli occhi quel desiderio è sparito e sono tornati la paura e l’orrore.
-Cosa... Ma... Perché sei qui?! Cosa vuoi da me??!-
Anche l’isteria è stata invitata al party per festeggiare il mio ingresso nel mondo dei folli.
Andrea ride. O meglio, tenta di ridere e per poco non si soffoca: probabilmente qualcosa gli ostruisce la gola, ma non voglio assolutamente sapere cosa sia!
-Michy, sei stato tu a farmi ritornare-.
Io ho fatto cosa?? Ma allora non è stato un sogno!
-Non dirmi che non mi vuoi più...- Prosegue.
Forse a causa della mia espressione di orrore e disgusto capisce che è proprio così: voglio che quel mostro rientri nella sua tomba!
-Sei stato tu a farmi tornare in questo mondo, a risvegliarmi dal mio sonno eterno.-
-Ma io... L’ho fatto... Per te... Per noi... Per poter stare... Ancora insieme!-
-E adesso non mi vuoi più vero? Ti faccio paura per caso? Credevi che sarebbe tornato tutto come prima?
-S-Sì...- Ammetto. Non riesco a smettere di tremare.
-Per colpa tua adesso io sono ancora qui. Non sono morto perché parlo e cammino ma non sono nemmeno vivo perché il mio sangue non circola e il mio cuore non batte. E tutto per colpa tua.-
Andrea piange. Cosa ho fatto, dannazione...
Inizio a piangere anch’io. Ho rovinato per sempre la vita oltremondana del mio amore.
-Ma se morissi di nuovo... Potresti tornare là...- Tra un singhiozzo e l’altro trovo a fatica la forza per dirlo.
-Se morissi di nuovo andrei all’Inferno, perché sono una creatura contro natura, ora, un figlio del demonio e per quelli come me non c'è posto nei regni dei cieli.-
Nonostante la rabbia e l’angoscia evidenti, la sua voce, una volta così dolce e profonda, non riesce a salire né a scendere di tono. Ora è un costante e prolungato, roco sospiro. Una vera angoscia ad udirsi.
-Tu mi hai fatto rinascere e tu mi manterrai in vita.-
-C-Cosa vorrebbe dire?!-
-Vuol dire che quello che è successo ieri sera si ripeterà tutte le sere della tua vita, fino al giorno in cui morirai.-
-E perché dovrebbe succedermi tutto ciò??!-
-Evidentemente non hai letto bene quel libro ciarlatano. Il tuo desiderio verrà esaudito, ma dovrai pagare con il sangue e una punizione della durata di tutta la tua vita terrena.-
Il suo tono è cambiato: da triste e addolorato quale era prima, ora sembra quasi che ogni parola che esce dalle sue labbra gli provochi un piacere infinito.
La paura mi ha assopito i sensi, quindi apprendo il concetto dopo un paio di minuti: io sarei stato Prometeo e lui l'aquila che mi divora fino alla fine dei miei giorni. Si sarebbe cibato del mio corpo ed esso si sarebbe ricostituito la notte, durante il sonno.
-Io mangio alle 22.22 in punto, se arriverai tardi avrò il dispiacere di farti soffrire più del dovuto, mangiando di più e prolungando, così, la tua agonia.-
<Ma posso sempre scappare>
-No amore della mia vita, non puoi nemmeno scappare, perché il gatto demoniaco che grazie a te mi fa da guardia verrebbe a prenderti al calar del sole. Nessun posto può nasconderti: nemmeno i luoghi consacrati. Ora vai amore mio, altrimenti farai davvero tardi al lavoro.-
Si gira e torna ad accarezzare il gatto.

 

****

 

Tutto questo succedeva ventisei anni fa: ora io ne ho cinquantacinque e non ce la faccio più, non riesco a "vivere" così. Ho provato innumerevoli volte a suicidarmi, ma niente riesce ad uccidermi. Ho tentato di scappare, ed è accaduto quello che quell’ammasso di carne putrescente aveva detto. Sono costretto a vivere in un limbo con lui. In fondo me la sono cercata, la colpa è solo mia: non posso vivere serenamente, perché devo sempre preoccuparmi di essere nella mia casa-prigione all’ora stabilita, e non posso nemmeno morire, perché quell’essere mi ha maledetto, mi ha costretto alla sua stessa sorte. Sono costretto a vivere in un limbo con lui finché la morte non mi prenderà.
Infatti il gattaccio ha detto che sarò libero dalla mia pena solamente quando la morte sopraggiungerà di sua spontanea volontà, senza forzature da parte mia.
Come vorrei che questa morte mi prendesse presto, che mi portasse in quel posto lontanissimo, dove lui e quel maledetto gatto non possono arrivare.

Claretta Amari