Tabula picta

Decisi di andare a studiare nella vecchia casa del padre di mio padre; una casa dell’ottocento, abbandonata, isolata sull’alto di una collina, circondata da boschi. Dovevo dare la laurea in legge e il nonno era stato un gran magistrato; il suo studio brulicava di libri e di tomi antichi. Raggiunsi la collina con un fuoristrada e imboccai il vialetto di casa. Arrivai alla grande fontana che torreggiava con fare imperioso davanti al portone d’ingresso. Aprii la vecchia porta scricchiolante e m’incamminai verso lo studio al piano superiore con i miei libri. Il nonno, a quanto diceva papà, era stato accusato di omicidio preterintenzionale e giustiziato ancora prima che io nascessi. Paradossale! Quando entrai nello studio ovale, quello che catturò subito la mia attenzione fu l’enorme dipinto del nonno. Lo guardai impressionato per alcuni secondi poi mi sedetti vicino ad un grande camino, tutto impolverato, e iniziai a leggere i miei appunti.

Dopo circa un’ora, mi accorsi che la luce era diminuita terribilmente nonostante le imposte aperte. Mi alzai per guardare il cielo quando uno scricchiolio sinistro mi fece sobbalzare. Guardai senza rendermene conto il dipinto del nonno e mi accorsi che qualcosa era cambiato. Forse gli occhi, sembravano socchiusi. Sospirai e presi un libro appoggiato sul vecchio tavolo. Guardai sorpreso il titolo, “il diario di un vecchio pazzo”; il volume riportava la firma del nonno! Posai il tomo e mi diressi verso il quadro. Ora gli occhi erano aperti. Sbiancai per la paura e quasi caddi in ginocchio tremando. Mi avvicinai ancora e notai che la mano destra impugnava un coltello. “Impossibile” pensai, “il nonno è morto”. Vidi solo il lampeggiare della lama, sentii qualcosa di caldo scendere dalla gola e, prima di accasciarmi a terra notai che il nonno sorrideva compiaciuto sporco di sangue.

Claudio Bertolotti