Era l'anno 1534

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Costanza cercò rifugio nel pozzo ma lì c’era già il cadavere di un uomo decapitato.
L’orribile famiglio era entrato nell’osteria a mezzanotte. A quell’ora non si doveva mai ospitare nessuno.
Diceva di essere un mercante di tessuti ed invece era un mercante di morte. Apparteneva ai Famigli del Demonio, creature notturne dalle sembianze umane, create dall’Angelo Nero per tormentare gli uomini.
Una volta entrato, aveva domandato da bere. Il vino fa sangue e lui ne consumò circa un litro.
Quando tutti meno se lo aspettavano, mise quindi a segno il suo piano di morte.
Andò nella rimessa, dove lo stalliere del conte godeva il meritato riposo, disteso sopra un giaciglio di foglie secche. Lo sventrò con un pugnale da caccia e con un gancio lo puntellò ad un architrave. Le interiora fuoriuscirono dall’ampio ventre e si afflosciarono verso il suolo come panni stesi al vento. Nessuno poteva udirlo mentre crepava. La voce faticava ad uscirgli dalla bocca, invasa dal sangue.

La prima a trovarlo fu l’ostessa. Era entrata nella stalla per cercare una bottiglia di agresto e dei chicchi di melagrana, necessari per condire una pernice catturata dal conte. Vide grosse chiazze di sangue sulla paglia e non capì di cosa si trattasse fino a quando non sollevò lo sguardo.
Quella donna fu il primo essere a squarciare il silenzio di quella notte con un acuto e terrificante grido.
La sua inutile fuga terminò sulla soglia delle cucine. Il famiglio le aprì la testa con una scure. Poi raccolse il cervello da terra ed entrò nella locanda.
Costanza attendeva la madre in preda al terrore.
Tentò la fuga, ma venne immobilizzata davanti al pozzo con una corda.
Trascinata in casa, fu costretta a mangiare il cervello della madre, cucinato su una graticola, e a unirsi col famiglio tutta la notte.

Massimo Raviola