L'evocazione

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4)

Il ragazzo prese il libro che lui gli porgeva e lo aprì. Un forte odore di polvere e muffa infettò l'aria, come un maleficio.
- Leggi - disse Karl.
E il giovane, dopo essersi schiarito la voce, iniziò a recitare l'evocazione.
Karl, stanco, chiuse gli occhi. Nella sua testa la litania richiamava antichi ricordi, appena incrinati dalla pronuncia incerta dell'ignaro studente. Com'era diversa, sentita così, rispetto a com'era solito udirla secoli prima! Ma quel ragazzo era il meglio che era riuscito a trovare e, una volta mostratigli i soldi, non aveva neppure fatto domande.

Mentre le scritte diventavano suoni, una leggera ansia iniziò in ogni modo ad assalirlo. Sarebbe riuscito a sopravvivere al guardiano senza i suoi antichi poteri? Il rischio era alto, ma l’avere trovato quel testo perduto gli aveva riacceso il desiderio di fuggire da quella realtà in cui era stato relegato. E contava che il guardiano si accontentasse, come dall’inizio dei tempi, del solo, sebbene impuro, evocatore.
- ... paptzeònis menik... uh, menuk... ehm, ah, sì, menòk-sètsiur. Fine. - concluse il giovane, alzando lo sguardo dal volume e girandosi, tranquillo, verso il vecchio.
L'aria si riempì di elettricità statica per un attimo, ma non successe nulla.
- No - disse Karl.
- Cosa no? - chiese il giovane.
- Ti sei sbagliato, leggi a modo. L’evocazione non finisce così.
- Mmh, guardi... qui c’è scritto come ho letto... menòk-sètpuur.
- NO - ripetè stizzito Karl. - Non c'è scritto così.
- Eppure... guardi... menukò-septpunor. Come ho detto prima.
- Ma che dici, stupido! Sei diventato cieco? L'ultima parola è MENOK-SERTPUUZIURM!
Un boato e una creatura immensa e fiammeggiante apparve nella stanza
Lo studente sorrise sornione, e mentre il guardiano si avventava su Karl, prese il libro e si spostò.
- Giusto, che stupido. Aveva proprio ragione lei...

Marco Giorgini