Il demone nel castello

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Ero partito in vacanza con la mia famiglia. Era una splendida giornata: il sole illuminava il cielo e tutto il paese. In ombra era solo il castello che sormontava la collina. Noi dovevamo passare il week-end in quell’orrendo e lugubre posto. Non mi era mai piaciuto: lo strano arredamento, le enormi e fredde mura... Ma ciò che mi spaventava era una bara, collocata nel muro del salotto. Non capivo come avesse potuto finire lì. Insomma, una bara fa pensare alla morte: che cosa ci faceva nel salotto? Ai miei genitori ciò non importava, dicevano che dava un tocco in “più” a tutta l’abitazione. Non li capivo proprio!
Tutto successe la sera del secondo giorno.

Papà accese il suo computer portatile, mentre mia sorella giocava con le bambole e mia madre stava facendo le pulizie. Mio padre ricevette una e-mail strana con scritto: “Riposa in pace”. Pensò subito che fosse uno scherzo. Insomma: chi poteva averlo scritto? Probabilmente si trattava di una stupida presa in giro. Ma poco più tardi, accaddero le prime cose strane: il tavolo che si mosse da solo, la luce saltò improvvisamente, lasciando il castello al buio e senza luce. Dopo pochi secondi ritornò l’elettricità. Ma era successo un fatto incredibile: la bara era aperta. Uno spirito vagava nel castello. Che fosse in cerca di vendetta? Quel demone, al posto degli occhi aveva grandi buchi neri che incutevano la morte e la tristezza. Rubò le anime ai miei genitori. Sì, proprio così, li uccise senza scrupoli. Io ero terrorizzato, ma mi feci forza: presi una bottiglia e ci intrappolai dentro lo spirito. Posi poi la bottiglia nella bara e chiusi anche quest’ultima. Il cielo, sul castello, per la prima volta si rasserenò.

Daniele Abati

Sono Daniele Abati, abito a Medole (MN) e frequento la terza media. Io sono un grande fan di Vasco Rossi e come sport pratico il tennis, un bellissimo sport (lo consiglierei a tutti).