Piccolo gotico carsico

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Quel giorno la vide di nuovo. Splendeva il sole, ma si gelava nel villaggio di Sales. Ormai le foglie del sommaco s’imporporavano ed il bosco sembrava sanguinare. Una settimana prima, mentre seguiva lo scricchiolio dell’erba secca sotto i suoi passi aveva raggiunto un rudere di pietre a secco semidivorato da quell’edera che in agosto puzza di sperma ed in novembre si riempie di bacche nere e dure. Avrebbe tirato avanti disgustata, ma udì un un rumore ritmico che non riusciva ad identificare. Trovò uno spiraglio nella massa verde cupo e all’interno della stamberga scoperchiata il sole illuminava una ragazza pallida e nuda, con i capelli lunghi e neri che le ricadevano sui seni, intenta a raschiare un lungo femore spolpato.

Il respiro di Sara rallentò e due occhi enormi nerissimi la fissarono sgranandosi fino a sembrare uscire dalle orbite.
L’aveva ridestata il clacson di un fuoristrada che stava per investirla mentre camminava in mezzo alla strada. Per una una settimana aveva cercato fino a tarda sera quel posto nel bosco e ora lei era lì, ferma, che la fissava tra le foglie rosse e gialle. Come se l’aspettasse, di questo Sara era sicura.
Il suo corpo diafano splendeva nell’aria limpida spazzata dalla bora e d’un tratto le sorrise scoprendo i dentini appuntiti. Poi scattò come una gatta balzando nei cespugli spinosi e Sara d’impulso l’inseguì perché questa volta non poteva perderla. Non si accorse nemmeno di scivolare nel camino di una foiba, percepì solo il dolore lancinante delle sue ossa che si spezzavano, i rovi che laceravano la carne, il buio dell’incoscienza. Ma quando agonizzante sentì quella lingua fredda che leccava il suo sangue si sentì invadere da un fremito di gioia. Non era mai stata così viva.

Astrid Pesarino

Nata nel 1971, laureata in lettere antiche, è insegnante di storia dell'arte, pittrice, e da sempre appassionata di letteratura horror, in particolare quella gotica.