Il circo

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

L'odore della folla si confondeva con quello degli animali selvatici in quella torrida giornata estiva. Viaggiava da mesi ormai, quell’instancabile baraonda di musicanti, acrobati, domatori di bestie feroci e comici. Il suo arrivo si udiva già da lontano, con la sua campana che suonava e rapiva chiunque ne udisse il suono. “Dlin, Dlin”, ed ecco che come ipnotizzati, vecchi, bambini, famiglie di ogni ceto e provenienza non resistevano al fascino del circo.
E trascinati da quella forza che gli attirava a sé, applaudivano estasiati i funamboli che volavano senza trucchi, le tigri e i leoni, e quei pagliacci che con scherzi e battute scatenavano le risa.
“Ohhhhh”, era il suono che fuoriusciva dalle loro bocche mentre non si accorgevano che il loro fiato, i loro sospiri erano rubati da coloro che ammiravano.

Sarebbero tornati a casa poi, ancora ipnotizzati, senza rendersi conto che come un soffio il circo si era appropriato di qualcosa che apparteneva loro, mentre le risate dei bambini ancora tuonavano nella loro testa. Avrebbero ricordato quell’uomo, quel circense dal buffo cappello e la giacca rossa di lustrini, quello che aveva presentato loro l’inizio del “Il più grande spettacolo del mondo”. Ma non avrebbero ricordato il suo sguardo. Quegli occhi rossi e maligni, e il sorriso piegato in un ghigno, mostrando denti aguzzi e gialli, beandosi del suo potere incontrastato, di ciò che nessuno poteva fermare. Inumidiva con la lingua le labbra rosso sangue e fremeva come un bambino, fregandosi le mani scarne dalle dita lunghe e le unghie nere e affilate coperte dai guanti lucidi. Mentre quel Signor Destino, il burattinaio che muove i fili dell’esistenza e guida le nostre vite come fossero marionette, si beffava di quegli innocenti che per ironia della sorte venivano derubati della propria anima sotto le false sembianze di un Circo itinerante.

Silvia Bartoli

Ho 25 anni e sono appassionata da sempre di quel meraviglioso mondo che è la letteratura. Divorare libri, leggere, e scrivere tutto ciò che mi passa nella testa, lasciando impresse in un semplice foglio bianco tutte le mie sensazioni. Sto affrontando quelle che chiamo "sfide con me stessa", scrivendo raccontini o pezzi di generi che non ho mai affrontato prima come l'horror o il giallo, anche se si tratta del mio genere di lettura preferito (colleziono Stephen King). Oltre che scrivere da tempo poesie e avere un racconto fantasy in lavorazione.