La città morta

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Rientro in casa sbattendo la porta...
Sospiro, forse sono riuscito a scampare alla mattanza.
Appoggio la Glock 9 mm sul tavolo.
Ho bisogno di riposarmi.
Spero che uno stato catatonico m’inglobi repentinamente cancellando dalla mia mente i fatti occorsi in quest’ultima settimana.
Mi butto sul letto ma non riesco a prendere sonno; sono colto da una sorta d’attacco di panico, mi manca l’aria, il mio corpo è rigido, semiparalizzato da un terrore ormai indelebile, ho la fronte madida di sudore ed il cuore, tachicardico, che pulsa energico sulle tempie acuendo sempre più il mio mal di testa.
Provo a girarmi su un fianco ma mi contorco dal dolore...
... La spalla...
Mi trascino a malapena attraverso il corridoio ed entro in bagno, mi tolgo la maglia e solo allora, in una penombra spettrale, realizzo di esser stato morso da uno di quegli esseri.

 

Cazzo!

 

Mi fascio il braccio intervallando l’operazione a monologhi imprecativi.
Osservo allo specchio Il mio volto... sta mutando: è pallido, le occhiaie sono molto marcate, la massa muscolare della mandibola sembra triplicarsi, come se ribollisse sotto una pelle che sembra diventare di gomma.
Credo di essere stato contagiato dal Virus ed entro poche ore probabilmente diventerò anch’io come loro, una sorta d’umanoide lobotomizzato mosso solo dal più mero istinto primordiale.

 

La città morta...

 

Guardo attraverso la finestra: orde di Zombie vaganti alla ricerca d’alimenti senzienti.
Cibo che non ha ancora realizzato d’essere tale.
In questo crepuscolo autunnale che, a tutto lo scenario, dà un connotato gotico e malato, rimango lì ad osservarli, nei loro movimenti lenti e sconnessi.

 

Adesso la mia vista comincia ad annebbiarsi, non ho più la percezione dei colori.
La mia mente si fa sempre più labile.
D’improvviso mi ritrovo in strada con solo un’ultima pulsione irrefrenabile...

 

... Ho Fame!

Emiliano Benelli