Il mostro senza vita

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

E' troppo facile pensare
di star nella notte

 

Qui la fame colpisce
avvilisce come le botte.

 

Semplice dire cosa io vada a divenire
Solo il tempo l’andrà a scoprire.
Vado avanti per inerzia
ma Vado,
vado ancor con solerzia

 

Nel buio mi nascondo
nel bosco vagabondo
Accanto al cimitero,
mia ultima dimora,
d’istinto primordiale,
attendo cibo
non caviale.

Cosa sono
non l’ho so più
mi trascino nel fondo
apatico
cado giù
Di coscienza non è rimasta traccia
nè del corpo
nè della faccia
Mi decompongo lentamente
mi faccio quasi pena
nascosto dalla gente.
Recito la mai parte con fame mordente
lancinato
mi nutro selvaggiamente

 

Vivo nel flebile ricordo
d’uomo severo
Dottore encomiato,
ricercatore affermato
Forse quel virus mi ha mortificato
Dolorosamente modificato

 

Morto fui e poi rinato
Sono solo uno ZOMBIE affamato

 

Senza senso
Sapore odore amore
dormono nel rancore

 

Ho imparato ad andar nella foresta
ad aspettar la preda lesta
ed in agguanto mordo e piango
Ma ho solo lacrime di fango

 

Che tristezza che pena
Una lepre sventrata per cena

 

E passano i giorni e le notti
E ora...
che succede?
dalle campane risento 11 rintocchi
In lontananza
una strana danza
Fuochi, grida bracieri in fuga
E’ la gente infuriata, arrabbiata, impaurita
Cerca me
il mostro senza vita

 

Mi inseguono
mi braccano,
Nel nero buio
le torce volano,
...
Un grido bolle

 

Di colpo la massa
scatta
il silenzio irreale
come una molla
percuote la folla
e si ritira rattrappita

 

Luce improvvisa
Fuoco e calore
il bosco arde di dolore
Cercavano un mostro vivente
Han bruciato la foresta
stupidamente

 

Io sono qui
ancor che mi trascino
Nascosto nel cimitero
vicino
Codardo ero in vita
Codardo sono in morte
Di nuovo affamato
In attesa d’un
Sventurato

Davide Bertato