Agli estremi della morte

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Tutto iniziò con il primo bambino nato morto, la notizia non finì su nessun giornale, nessuno fuori dal villaggio ne venne mai a conoscenza, nessuna messa solenne o serpeggiante funerale, solo una lacrima sulla pelle d’ambra della madre fu l’inconfutabile sigillo di purezza, un’innegabile lasciapassare per suo personale paradiso.
Marvin se ne accorse con parecchio ritardo, pigramente assorto com’era dal ritmico susseguirsi delle falcate e dal martellante frastuono che fuoriusciva dagli auricolari.
Corse per sedici chilometri nelle campagne monotone che separavano il suo paese dal resto dell’umanità. Ne incrociò almeno tre, piuttosto lontani, senza riconoscere in loro nulla di anormale.
Giunto all’ultimo miglio, fu attirato da una giullaresca figura ciondolante, che stoicamente, rispetto alle apparenti condizioni, si trascinava con rapidi passi ondeggianti nella sua direzione. La nebbia della stanchezza lentamente si dipanò, focalizzando appieno la grottesca immagine, una parossistica caricatura di donna si trascinava rapida mugolando incomprensibilmente.

La giovane e malferma figura femminesca puntava dritta verso il podista seguita da uno strascico di viscere ancora attaccate al suo intestino divelto.
Marvin si immobilizzò, la propria percezione del tempo si prese sette secondi per immagazzinare i dati. Nelle sue orecchie i Motorhead attaccarono Orgasmatron. Marvin si voltò e corse.
Le falcate, da prima rinnovate dall’adrenalina, saettarono rapide donandogli alcune centinaia di metri di vantaggio e provocandogli i primi crampi, il panico gli tagliò le gambe all’altezza delle ginocchia, continuò a correre, finendo dopo poche decine di passi a terra sbavando convulsamente emettendo gorgoglii pericolosamente simili a quelli della deambulante figura alle sue spalle.
Rimase seduto a fissare la sua inseguitrice, gli occhi vitrei in una muta maschera d’idiotaggine.
Tutto finì con l’ultimo morto tornato in vita.

Claudio Baratti

Sono nato il due giugno del millenovecentosettantotto, mi sono diplomato all’istituto Luigi Casale di Vigevano guadagnando un bellissimo pezzo di carta colorato, ora lavoro presso una ditta che progetta impianti petrolchimici.