Fammi vedere il tuo sangue

2° classificato al concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Bernardo attese la notte per intrufolarsi nella chiesa del paese, in cerca di una verità. Al calare delle tenebre, le orde di fedeli invasati e di giornalisti in cerca di scoop, si erano dileguate: ora, finalmente, il momento era arrivato.
Si diceva che ogni cento anni una statua di marmo bianco, raffigurante la Vergine di San Bartolomeo, trasudasse sangue. Alle prime luci dell’alba il tempo sarebbe scaduto, ma del miracolo nessun segno. La Madonna non si decideva a sanguinare e quel ritardo sembrava innervosire i pingui prelati della curia locale; perché dopotutto, per un piccolo paese di provincia, il miracolo del sangue era un ghiotto affare. L’evento mediatico - capace di prevaricare la logicità del buon senso - aveva spinto centinaia di fedeli e semplici curiosi a riempire stanze di alberghi e cassette delle offerte.
Papà glielo aveva ripetuto spesso: “ricorda Bernardo che solo la gente ignorante crede a queste baggianate!
Così, col paterno ammonimento che gli balenava in testa, il ragazzino entrò nella chiesa fermandosi in prossimità della sacra raffigurazione scultorea. Il volto sofferente della Vergine lo metteva a disagio. In ogni caso - spinto dalla curiosità dei suoi nove anni - Bernardo scavalcò le transenne, arrampicandosi su curve sinuose di marmo bianco. Poi, afferrando il viso della statua, sibilò:– Avanti, dimostrami che Papà si sbaglia! Fammi vedere il tuo sangue!
Il volto marmoreo tramutò in ghigno malefico. La bocca della statua si spalancò mostrando lucenti fauci metalliche. Centinaia di candele, ultimi barbagli tremolanti di una fede in declino, si spensero. L’aria tramutò in vento gelido mentre la “cosa”, intrappolata nel marmo, inghiottì il piccolo Bernardo.
La mattina seguente, gli occhi estasiati dei primi fedeli si sarebbero posati su un volto angelico schizzato di sangue. Allora le campane avrebbero suonato a festa annunciando, una volta ancora, l’avvenuto miracolo...

Simone Conti