Sibilo mortale

Una mano mi scuote ed ascolto la solita cantilena.
“Non addormentarti..., Boris svegliati”.
Guardo la faccia del mio compagno annerita dal fango, ha lo stesso colore delle mie mani.
La pioggia che cade da ore, forse da giorni, non lava il viso del mio compagno.
La pioggia che cade da mesi, forse da anni non lava le mie mani.
Ho sempre abbinato l’acqua all’odore di pulito ed al non colore. In questo inferno... la chimica delle cose viene stravolta ed il bene come il male vengono deformati, peccato che non riesco a ricordare perché sono qui, quale “moralità” mi ha portato in questo luogo.
Sono un non essere.
Non devo camminare, devo strisciare; non devo parlare, devo ascoltare; non devo dormire, devo guardare il nulla; la mia mente è vuota, esausta e marcia.
Osservo inebetito il letto di foglie putrefatte, vorrei appoggiare la testa sul terreno fangoso per riposare di un sonno profondo, quasi eterno.

Alzo la testa e guardo il mio compagno che striscia come un serpente, sibila mentre si fa spazio tra il marciume, è proprio bravo in quest’inferno. Quel sinuoso strisciare mi stordisce, vorrei dormire, qualcuno me li farà chiudere gli occhi, non aspetto altro. Diverrò un soggetto invidiato, quello che conta è essere... anche solo per un attimo. Muovo il fogliame, mi alzo.
La faccia imbrattata di fango del mio amico si contorce e mi fissa perplesso. Spalanca la bocca, non credo per scuotermi, sono certo di essere sveglio.
Alle orecchie giunge l’atteso fischio; forte e acuto, all’unisono le mie gambe si afflosciano, guardo con felicità il letto di foglie marce ed abbraccio gioioso quel sonno profondo.
C’e’ sempre da combattere per ottenere quello che ci spetta, ed in questa brutta guerra un bel sonno me lo sono davvero guadagnato.
Forse domani mi sveglierò...

Maria Grazia Domini