Il patto

- Ti immaginavo diverso, non so, ascoltando i racconti popolari...
- Veramente queste non sono le mie vere sembianze, io divento come voi umani mi immaginate.
- Stabiliamo i patti, se sei la persona che credo io, già saprai quello che voglio, se l'otterrò, ti darò la mia anima.
- Sì lo so quello che vuoi, vorresti per dieci anni vivere nella ricchezza e nei piaceri, amato e ben voluto da tutti. Veniamo ai patti, non voglio la tua anima, non so neanche cos'è, e se ce l'hai un'anima. Ti dico subito e senza mezzi termini, che scaduto il contratto, verrò da te, e farò di te il mio pasto.
- Hai un modo di esprimerti, franco e diretto, mi piaci, credo che andremo d'accordo, accetto, devo firmare qualche contratto con il sangue, non so...
- Non ce ne bisogno, tra gentiluomini, basta una stretta di mano. Sai, sei un tipo interessante, sembra che non conosci la paura, ma forse è solo apparenza, saprò la verità al termine del contratto. Ne ho conosciuti di persone coraggiose che all'ultimo minuto... Te lo dico fin da ora, rivolgerti al tuo Dio non ti aiuterà, ti manderò giù, con un buon vinello, bianco e frizzante.
- Guarda che con la carne è consigliato, un vino rosso.
- Ah, me ne ricorderò, come dicevo mi sei simpatico è un vero peccato, saremmo potuti diventare ottimi amici.
- Anche per me è stato un piacere, ci vediamo tra dieci anni, ormai non abbiamo più niente da dirci, amico, ti posso definire anche così, dato che realizzi i miei desideri.
- Divertiti amico. Adesso è il tuo turno, poi verrà il mio, a presto.
"Finalmente è andato via, bel soggetto quel diavolo, come dico sempre, e meglio vivere una vita breve ma intensa, che lunga e tediosa".
Trascorsero dieci anni, tra divertimenti, amori, e tutto quello che un uomo può desiderare di più al mondo, il diavolo aveva mantenuto la parola data, non si sentiva né triste, né aveva paura. Si trovava nel salotto di casa sua, seduto in una poltrona accanto al camino, aspettava con tranquillità, l'ora della sua uscita di scena, era consapevole che un giorno sarebbe morto, almeno così, aveva scelto lui, come vivere e quando morire.
Udì dei passi, poi sentì bussare alla porta, si alzò e andò ad aprire.

- Eccomi qua, puntuale come un orologio svizzero, ti vedo calmòo, lo sapevo che eri diverso dagli altri. Avanzò nella stanza, poi notò una bottiglia di vino rosso, su un tavolo.
-Ti ringrazio, sei una persona davvero incredibile, anche il vino.
- E' il minimo che potessi fare, mi hai dato così tanto, adesso sono a tua completa disposizione, come mi dicesti una volta, adesso è il tuo turno.
-Va bene come preferisci, se desideri toglierti il pensiero ti accontento subito - sorrise, aveva dei denti bianchissimi, e affilati come rasoi - ma devi credermi, è la prima volta che sento un vera simpatia per una persona, gli altri mi supplicano, invocano Dio che li aiuti, vogliono darmi in cambio qualcuno della loro famiglia, tu no, quasi, quasi, ti risparmierei, amo il coraggio.
- Questo devi deciderlo tu, io rispetterò la tua decisione, e anche se non volessi morire, non credo che potrei sfuggirti.
Dopo un po' di esitazione, il diavolo si sedette al tavolino e incominciò il suo agognato pasto, lo fece addormentare così non avrebbe sofferto, fu un atto di clemenza da parte sua. Ma continuava a pensare "Peccato è un vero peccato, però aveva ragione, con la carne ci vuole il vino rosso".

Rosario Zingone