Shina

I morsi della padrona sono inconfondibili.
Lasciano segni bluastri nelle vicinanze delle vene.

Sono seduta qua. Sulle ginocchia. Ho i seni di fuori.
Sul petto lunghe striate rosse. Dovute alla frusta.
Stavo col capo riverso mentre ricevevo sottili strisce di cuoio a solcare la bianca pelle.

 

Un collare. In onore di O. Largo. Di gomma nera.
Un piercing circolare di metallo al suo centro.

 

Caschetto di capelli corvino a coprire gli spasmi del mio volto.
A nascondere il lago dei miei profondi occhi neri.

 

Vicino ad un palo. Dall'altro lato Lei.
La mia dolce Signora. Il mio amaro incubo.

 

Mi sono prostrata. Tutto in un religioso silenzio.
Non le vedevo il viso.
Maschera di latex a coprirlo. Un lungo abito a riprodurre le sue forme.
Io.
Io.
A guardarla.
Ad osservarla.

 

Ho proiettato la lingua di fuori. Ho toccato il freddo acciaio del palo.
Ho simulato un sentimentale bacio.

 

Si è seduta. Io ai suoi piedi.
Li ho leccati. Ho assaporato ogni minima parte della sua carne.
Poi l'ho rifatto. Ancora. Di nuovo ancora.

 

Tutto in un religioso silenzio.

 

... fino al calcio.
Ammutolita mi sono accovacciata. Sotto di lei.
Una delle mia mani faceva da portacenere.

 

L'amabile Signora fumava sigarette lunghe e bianche scrollando la cenere sul mio palmo.

 

Io la guardavo.

 

Insistentemente.
Ringraziando di quel piccolo gesto.

 

Poi l'ha spenta.
Sfrigolio. Pelle che tornava ad essere viva. A sentirsi viva.

 

Mi ha fatto un cenno. Solo uno. Uno soltanto.
Mi sono sdraiata a pancia in giù.
Ha preso il ferro messo a scaldare ed ora bollente.
La lastra di acciaio mi ha penetrata.
La lastra d'acciaio mi ha violentata.

 

Nero.
Perdita dei sensi.

 

Sasha si era messa a giocare con il mio fremente corpo.
Mi ero ripresa con lei sopra. Tremando.
Sottili aghi sulla fronte.
Cadeva fluido della vita nei miei occhi.
Costretta a serrare le palpebre.

 

"Sei una dea". L'ho sentita affermare.

 

Altri aghi a perforarmi i capezzoli.
Ha preso del nastro isolante nero e ha disegnato lunghi lacci intorno ai polsi ed alle mie caviglie.

 

La Padrona lucidandosi gli stivali prima di infilarseli ci lasciava fare.

 

Tutto in un religioso silenzio.

 

Ha preso i guinzagli. Ci ha separate con uno strattone. Tirando.
Poi ha unito nuovamente i due collari. Ci ha riavvicinate.
Abbiamo passato le dita sulle sue gambe, godendo di quel gesto.
Una di fronte all'altra, così, ci siamo leccate le ferite baciandoci.
Saliva a colare sul collo.

 

La padrona ora ci ha fatto distendere.
Il mio corpo nudo steso accanto a quello di Sasha.
Prende la mia testa.
Tira i capelli con forza.
Collo reclinato.
Mordo il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.
Fino a farlo sanguinare.

 

Sasha si alza. Si mette sopra di me.
Gambe divaricate.
Orina.
Sul mio viso.
Nella mia bocca.
Poi si inchina, si piega in avanti. Si sistema a quattro zampe.
I suoi occhi cercano disperatamente i miei.
So cosa vuole.
Ma la padrona mi fa cenno di aspettare.
Non ora.
Non è ancora il momento di saziarla.
Sasha deve morire dalla voglia.
Sasha deve morire dal desiderio.
Sasha deve morire e basta.
Deve morire e basta.
Morire e basta.
Basta.
Ripeto basta.

 

Vedo la mia signora sollevare una gamba fasciata di nero e posare con la forza del suo corpo il tacco a spillo sulla sua schiena.
Gemiti.
Dolore e piacere a mischiarsi diventando sovrani.
Invidiosa di tanta attenzione mi prostro a lei.
Inutilmente.
Il tacco si insinua nella carne.
Vedo affiorare rosso.
La schiena di Sasha a piegarsi.
Si incurva.
Mi avvicino.
Sospiro.
Mugolio di frasi senza troppo senso.
Godo.

 

"Padrona..."
Si volta. Mi guarda.
I suoi occhi freddi. Di ghiaccio.
Faccio per allungarmi a toccarla.
Sento un rumore. Forte.
Sasha stremata a terra.
La padrona ha uno scatto.
Per la prima volta vedo nei suoi occhi un bagliore.
Un interrogativo.
Guardandola mi sento ancora più eccitata.
Allargo le cosce.
Bagnata. Vogliosa.
Giro la testa per seguire il suo sguardo.
Vedo il volto di un ragazzo alla finestra.
Vedo un movimento strano.
Non capisco.
Flash nella testa.
Così immobile. Completamente aperta.
In attesa.
Mi sento raggelare.

 

Vetri a terra.
Rumori ed isteriche grida.
Resto stupita. Occhi sbarrati. Attonita.
Uno mi viene davanti.
Mi dice che sono troia sferrandomi una manata.
"Lurida puttana cristiana".
Lo sento dire con rabbia.
Sono atea. Penso.

 

Vedo la padrona in un angolo della stanza.
Sasha è sempre a terra.
Ci sono altri dentro.
Dentro ci sono altri.

 

Mi allarga le gambe.
Si struscia su di me. Lo sento duro.
Non so cosa stia accadendo.
Sembra una lama. E' un attimo. Subito dopo non c'è.

 

Strillare. Sento strillare. Voci di donne.
Non vedo.
Non vedo. Più.
Nero.
Ho lui davanti. Solo lui.

 

Si avvicina un altro ragazzo.
Gli porge una ciotola.
Lo vedo immergere le dita. Le tira fuori rosse. Impregnate di rosso. Disegna sulla mia pelle.

 

Sempre più bagnata tra le cosce.

 

Pentagoni a cinque stelle.
666.
666.
Pentagoni a cinque stelle ornano i miei capezzoli.
666.

 

"Tienila più aperta" sussurra eccitato l'amico. Ha degli occhi da folle.
Lo squadro con incertezza.
Mi infila due dita dentro. Mi fa male. A fondo.
Mormora insulti.

 

L'amico inveisce contro il mio pube rasato.

 

Muove veloce le dita. Mi morde il collo.
Spasmi di terrore. Sento colare tra le cosce.
Mi scuoto con violenza.
"Fottimi" gli dico. Non mi ascolta.
"Fottimi!!"...

 

Si guardano.

 

Ho un annebbiamento.
Mi sento piena.
Sono appagata.

 

Sbreghi sull'addome.
Ho sbreghi sull'addome.
Carne lacerata.
Il sangue mi manda in fusione la vista.

 

Tocco i tagli. Profondi.
Succhio le dita sporche.
Faccio per sporgermi verso il tipo che mi sta davanti.
Lo voglio dentro.
Ora. Subito.
Tutto.

 

Avvinghio le cosce intorno alla sua vita.
Le unghie sulla schiena.
Strappo la pelle. Con forza.
Conficcate a fondo nella carne.
Voglio che si ricordi.
Allucinato.
Voglio che mi possieda.
Che mi punisca.
Che si incazzi perché ho espresso desideri invece di prostrarmi.
Esemplare slave.
“Puttana mi fai male!”
“Ripetilo” lo apostrofo, sperando in un qualche schiaffo.
Allucinato.
Alienato.
Vorrei averne dentro anche un altro.
Ormai siamo solo noi.
L'amico non si decide a prendermi da dietro.
Voglio essere sottomessa.
“Coglione” penso.
Sento una fitta. Dovuta ai tagli.
Li guardo bene.
Vengo. Orgasmo.

 

Distrutta mi acquieto.

 

Sento la presa.
Sento la morsa alla gola.
Ora che ho calmato l'istinto. Apro gli occhi di scatto.
Così.
Sbarrati.
Lo vedo fissarmi. Ha quel ghigno.
Inizio a tossire.
Confusione.
Labirinto che disperde i miei pensieri.
Sensazioni a svanire.
Preda dei sensi.
Corpo disteso a cercare un ultimo alito di piacere.
Lo vorrei mio.
Ora. Ancora una volta.
Spasimi.
Immagini offuscate.
Voglia.
Rabbia.
Impotenza ad esplodere con prepotenza.
Cerco di urlare.
Ficco un'unghia nella mia pelle.
Non emetto suono.
Nessun fottuto suono.
Nessuno.
Solo il silenzio.

 

Il silenzio.
Totale.
Regna sovrano. Adesso.
Pace.
Non sento grida laceranti. Non sento sospiri.
Alcuna sensazione.
Io distesa.
Sfondo omogeneo di nero. Tenebre ad accogliermi.
Le gambe rilassate ad attendere.
Il silenzio.
Re della mia anima.
Maestà del mio corpo.
Il silenzio.
Sono tornata regina.
Ora cammino nuda sull’asfalto.
Non c’è più nessuno.
Solo dolore ad incoronare il mio capo.

Angela Buccella