Il processo

- Che vengano processate per direttissima! –
Nella vecchia cascina degli Andorisi tuona solenne la voce dell’Ufficiale del Regno di Sicilia.

 

- Silenzio in aula!
Il giudice Lo Cicero esordisce con autorità, smorzando il brusio della gente all’interno della minuscola aula. Si volta verso l’usciere, lasciandosi scappare un rutto soffuso che sa di zibibbo e copre il labiale con una mano.
- Usciere, cosa minchia è sto bordello stamattina, ah?
- Ma come Signor Giudice! Credevo fosse informato... dico del processo delle tre sorelle Andorisi... quelle che a quanto pare hanno ammazzato il padre...
- Ma certo che ne sono al corrente usciere! Ma che domande! Per chi mi ha preso? Per quell’ubriacone mafioso del giudice Lo Garzo? – Breve sosta per singhiozzare - Lo so che processo c’è, intendevo che minchia ci fa tutta questa gente qui!
Il giudice accompagna le parole al movimento della mano, che da destra a sinistra e viceversa, indica la folla stipata sulle panche ed in fondo all’aula.
- Signor Giudice, risponde l’usciere, ostentando un'espressione idiota ed una mimica tipica delle vecchie pettegole siciliane di paese, la gente curiosa è! Tutti vogliono sapere come andrà a finire questa storia!

- La parola all’accusa!
- Signor Giudice, in veste di avvocato difensore del qui presente Andorisi Mario, ritengo assolutamente fondate le accuse mosse nei confronti delle sorelle del mio cliente Alma, Emma ed Olga Andorisi. Signori, ma che senso può mai avere questo processo! Non è così lampante la verità forse? Non è forse il sangue del Signor Vittorio Andorisi, nonché padre delle tre sorelle precedentemente citati, quello trovato dai soldati del Regno in casa Andorisi? E allora Signori! Chi può essersi mai coperto di un tale crimine se non le tre sorelle del mio cliente!
Pausa accompagnata dal brusio sempre più rumoroso della gente.
- Silenzio o faccio sgomberare l’aula!
Le tre sorelle occupano ben due panche, con i loro 360 chilogrammi complessivi.
Capelli a caschetto uniforme, quasi da bambole, piccoli occhi spenti ed il volto pallido. Febbrile. Sudano. Minchia se sudano direbbe il Giudice Lo Cicero.

 

- La parola alla difesa!
- Signor giudice! Ma come si fa a parlare di assassinio a priori?! Vorrei far presente che nessun cadavere è stato rinvenuto in casa Andorisi... solo, e dico solo... frammenti di un teschio ed un piccolo cumulo di ossa, trovate tra l’altro, nei pressi della casa, e NON nella casa. E queste, Signor Giudice, sarebbero le prove che inchioderebbero le mie clienti? Per quanto mi riguarda, quei brandelli di scheletro e quel sangue possono appartenere a qualsiasi animale ucciso. E poi, comunque Signor Giudice, in virtù delle nuove disposizioni legislative del Regno, saprà meglio di me che nessuno può essere punito per un omicidio commesso all’interno dell’isola, senza che sia stato rinvenuto il cadavere! E ripeto: Il cadavere Signori! Non un mucchietto di ossa...

 

- La Corte si ritira per deliberare!
Il mormorio della gente cresce nuovamente.

 

- Silenzio in aula!
Il Giudice Lo Cicero si rischiara la voce. Difficile dire, dal rossore delle sue guance, se l’ultima cosa che abbia stretto in mano ritirandosi, sia stato il Nuovo Codice Penale del Regno di Sicilia, o la bottiglia di zibibbo.
- Ad applicazione delle nuove disposizioni del Regno in materia... dichiaro le sorelle Alma, Emma ed Olga Andorisi innocenti!
Boati della folla. Chi disapprova, chi gioisce.
Le sorelle sono le uniche a restare impassibili. Sudano sempre di più. Ora è un pallore giallognolo a segnare il loro viso. Nessuno si accorge che stanno visibilmente male.
Arrivano i primi gesti d’affetto verso le tre. Strette di mano, baci, pacche sulla schiena.
Una pacca più forte del dovuto, e Olga riversa sul pavimento un’ingente quantità di sangue, mista a materiale rossastro. Basta poco a capire che comunque non le appartiene.
Falangi di dita, brandelli di carne, pezzettini d’osso.
Le sorelle non resistono alla disgustosa scena. E danno il loro macabro contributo.
E allora via! La gente urla, sconvolta scappa! Chi calpesta un bulbo oculare, chi un pezzo di costato.
- Che minchia è sto bordello? Grida smarrito il giudice Lo Cicero.

Francesco Donato