Sicari del Diavolo

Come mia abitudine appena entrato nel covo sorrisi ad Alexis, il mio capo, le dissi.
-Ciao, è da molto che aspetti?-
La cantina era molto buia e solo quattro candele illuminavano fiocamente l’umido stanzino. Lei indossava una canottiera e dei pantaloni, entrambi neri, portava anche una croce al colle, l’unico simbolo che non disprezzava della chiesa.
-Sono appena arrivata, sei stato bravo oggi– rispose.
Si riferiva al pomeriggio appena trascorso al parco, sono il più bravo ad uccidere. Noi facciamo parte di una organizzazione di cecchini infatti, su ordinazione uccidiamo chiunque. Solo persone dall’estrema precisione e segretezza possono far parte del progetto. Siamo noi a chiamare chi ci sembra adeguato a svolgere i compiti assegnatogli, la sede principale mi è oscura, Alexis non può rivelarmi la sua posizione. Non abbiamo simboli di riconoscimento o parole in codice, siamo veramente discreti, un cliente in cambio di denaro che offre un omicidio, noi lo eseguiamo e tutto finisce.
-Sono il più bravo ad uccidere, modestamente - molto seccata rispose.
-Io sono la mente. Ti sei solo limitato ad eseguire i miei ordini-
-Scusa mi sono lasciato trasportare-
-Non importa, cosa vuoi per ricompensa? Puoi scegliere- Senza pensarci un secondo risposi
-Il tuo cuore- presi un pezzo di legno ricoperto di ragnatele e la colpii, in modo forte e violento, sulla testa. Mi fece senso vederla svenire, lei la mia cara amica, la presi prima che potesse cadere per terra. La sollevai e l’appoggiai sopra una vecchia sedia in plastica blu. Le legai mani e piedi con una catena di metallo freddo. Stavo per piangere ma non potevo. Dovevo ucciderla. Lei mi aveva fatto uccidere una persona di cui mi ero innamorato. Conoscevo Alexis da molto, il sentimento che ci legava andava oltre l’amore e il sesso. Quando si riprese le dissi:
-Chi è ora il capo, Alexis?– dopo qualche secondo se pur frastornata rispose:
-Perché mi fai questo, sono l’unica persona che ti capisce, non puoi! Se mi uccidi sarebbe come uccidere una parte di te, ti prego-
Mi avvicinai al suo collo e le dissi.
- Voglio morire e tu verrai con me, è vero ucciderti sarebbe come uccidere una parte di me, è per questo che lo faccio-
Sfiorai la sua croce e la strozzai. Gli occhi si girarono e divennero bianchi, le braccia non provavano più a liberarsi. Solo una lacrima le scese su una guancia, l’ultima. Stesi il suo corpo per terra e mi adagiai accanto a lei. Presi dalla tasca destra del mio giubbotto verde una bottiglietta contenente del liquido. Veleno. Lo bevvi e morì con lei, morimmo entrambi, noi angeli dell’inferno.

Jessica Gallerani

Mi chiamo Jessica Gallerani ho 16 anni, vivo a Bologna e studio al liceo scientifico, dopo il diploma vorrei iscrivermi a scienze politiche o criminologia. Scrivo da quasi tre anni e mi piacerebbe un giorno riuscire a pubblicare un libro. Adoro i film e libri gialli e horror. Ho partecipato a vari concorsi ma per ora non ho ancora vinto niente!!