La prossima cena

Vivevo a Verona ormai da un paio di mesi, mi ero trasferito per lavoro. Non m’aveva entusiasmato come città, come del resto neppure Mantova, però nella città dei Gonzaga almeno ci avevo mangiato bene un paio di volte.
L’assistente del direttore era una ragazza mantovana molto affascinante, colta, e pure snob, e questo la rendeva ancora più stuzzicante.
Sarei riuscito ad invitarla a cena?
Sarebbe stato molto difficile, però me la sarei giocata.
Per fortuna l’apparenza inganna ed era un punto a mio favore. Sarebbe stata una bella serata e lei doveva essere molto dolce.
Frequentavo il giornale da qualche mese, una delle poche note positive della mia avventura a Verona.
Quella ragazza non aveva “interpretato” come speravo un paio di articoli che avrebbero potuto essere pubblicati.
Non me l’ero presa male, anche se mi aveva seccato la sua valutazione un po’ troppo schematica e saccente, da maestrina.
Gli uomini sono tendenzialmente dei fessi quando subiscono il fascino di una donna, e ancora di più nel passar sopra a “cose importanti”.
Io, purtroppo, non sfuggivo alla regola, solo che sono permaloso, e quando ho fame lo sono ancora di più. Non m’ero dato da fare come a Livorno e a Spoleto; le venete, ma di più i veneti, sono stopposi, non rustici come i toscani o genuini come gli umbri.
Avevo un buon ricordo di una contadinotta ventenne e di una “bella del paese”, mentre un mio ex compagno di palestra m’aveva fatto venire la diarrea.
Marcy era diversa, intanto perché lombarda, poi era molto sicura di sé.
Eh sì, Giampiero capisce di donne e sa pure scegliere bene i suoi collaboratori.
Sarei riuscito ad invitarla a cena?
Mi ha detto bene una sera di maggio, a un paio di giorni dal mio compleanno.
Peccaminosa come una virtù e virtuosa come un peccato.
Non sono un poeta, ma se la poesia avesse le fattezze di una donna, di sicuro non sarebbe come Marcy, perché il suo fascino sovrasta, è oltre.
Non sono raffinato come il dottor Lecter, però, come lui seleziono anche troppo e troppi scrupoli mi faccio.

Sarebbe stato un peccato non godere più delle qualità di questa deliziosa creatura, per me come per gli altri del resto. Del debito di riconoscenza verso l’amico direttore? Non me ne poteva fregare di meno. Volevo lei e basta, solo per me e la volevo nella sua completezza.
Marcy era bellissima e ci voleva un posto speciale per una cena indimenticabile. Non potevo portarla a casa mia, troppo compromettente, troppi vicini curiosi.
Non conoscendo locali, mi sono fidato di lei. Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio.
Ah, la presunzione!
Capita anche a me, anche se non sottovaluto mai chi ha qualità.
Ho imparato ad evitare gli inviti a cena a casa di chi non sa cucinare, però, idiota come gli uomini abbagliati da una bionda, me ne sono accorto solo quando era tardi. A volte bisogna ritenersi fortunati anche quando si è sfortunati; in poche parole le classiche “botte di culo”.
L’appuntamento al giornale, per andare a casa sua, poco fuori il centro della città, in una zona tranquilla. Ero così felice che non pensavo a quanto fosse stato facile conquistare la mia bella e tenera Marcy, e poi ero eccitato dalla succulenta sorpresa che avevo deciso di farle... decisamente originale e irripetibile! Già pregustavo la serata! Non potevo e non osavo immaginare lo spettacolo che mi attendeva e che lei aveva preparato per me: lei era bellissima, vestita di una semplicità che faceva risaltare ancor di più le sue grazie. L’azzurro fa risaltare il verde, dando una luce diversa al resto, mettendo, per quel che mi riguarda, in allarme.
Cosa sto dicendo?
L’azzurro che dominava dentro casa sua faceva risaltare i suoi splendidi occhi verdi, che avevano un’espressione diversa da quella che mi sarei aspettato, un’espressione familiare ed al tempo stesso, nuova per il suo viso fresco.
Diabolica? No, magari lo fosse stato.
No, purtroppo nei suoi occhi rivedevo i miei, da affamato.
Uno sguardo veloce al tavolo: apparecchiato con gusto, ma per una persona sola.
Le imposte erano chiuse, come la porta dietro di lei.
Ero con le spalle al muro davanti a lei, perplesso più che impaurito, forse divertito, quasi spiazzato. La sorpresa era per lei... oppure era per me!?!
Un altro sguardo veloce alla mia destra, a quel curioso fermacarte: l’animaletto verde non era una rana, ma una vertebra lombare, e non mi sbagliavo!
Lei si avvicinava ed io non sapevo se mettermi a ridere o scappare. Di sicuro era uno scherzo! Era uno scherzo?!
Da idiota le avrei permesso di farmi tutto, però non ero stregato fino a quel punto.
Spalle al muro, mi ha dato un bacio che non dimenticherò mai, tanto è stato coinvolgente.
Non sono riuscito a ridere con i suoi occhi fissi su i miei, a distanza ravvicinata.
Visto che c’ero dovevo giocarmela e le chiesi se preferiva divertirsi prima o dopo cena.
M’ha detto male, purtroppo.
Le chiesi ancora un bacio e poi sarei stato completamente suo. N’è valsa la pena, soprattutto per pensare qualcosa.
Ma a cosa! Io volevo lei e lei voleva me. Nessuna via di fuga!
Ero in trappola... ma la bella Marcy non sapeva che aveva incontrato un collega.

Davide De Felicis