Il segreto dello scorpione

Mauro Stubbi, detenuto del quarto braccio del “San Clemente”, giaceva supino, immobile nella fissità della morte, nella sua branda nella cella “ 27”. Sopra un tavolino giaceva una busta chiusa. Al Signor Direttore, diceva l’indirizzo.
Suicidio? Sì! Ma come? E gli uomini di servizio si interrogavano muti. Il Procuratore della Repubblica e il direttore del “San Clemente” entrarono nella cella. Mauro Stubbi sembrava che dormisse...

 

- Pregiatissimo signor direttore – iniziava la lettera – ho deciso di porre fine ai miei giorni. Però, prima di andarmene, vorrei, con il suo permesso, raccontarle una storia. Lei ricorderà il caso di Anna Anieni. Ha capito bene, il cadavere del “Nottola”, quel torrente al limitare del bosco “Dei Foschi”. Orbene, Anna Anieni fu la mia amante ed io il suo. Non fui né il primo né l’ultimo, mi creda. Quella era una vera divoratrice di uomini. Chi fu ad ucciderla? Un po’ di pazienza. Anna era la vedova del conte Galdo degli Arconti, uomo ricchissimo, dedito ai commerci ma dimentico della virtù per la pratica del vizio.

E il conte Galdo, sempre alla ricerca del piacere, ebbe un figlio da una sartina. La donna morì di parto e il piccolo crebbe lontano dalla vista del conte. Il suo nome era Paolo. Era biondo. Era alto. Era bello. E Anna per uno strano scherzo del destino oppure, se preferisce, per ironia della sorte, lo conobbe e lo volle per sé. Lei credeva di farne il suo trastullo ma quello nutrito dall’odio per il conte Galdo, decise di vendicarsi su di lei. Tra il “Nottola” e il bosco “Dei Foschi” si conobbero biblicamente. Si amarono. E quando l’amore arrivò al suo acme, quando ormai Anna giaceva inerme tra le sue braccia... con un rapido colpo di coltello la sgozzò... Si è fatto tardi e il veleno che ho bevuto sta facendo il suo effetto. Ho freddo. La vista si annebbia... Addio! Ah! Un momento! Guardi il ciondolo che ho al collo, è uno scorpione... -

 

“Accidenti!” – Esclamò il procuratore.
“Da non credersi” – Rispose il direttore.

Cesare Placida