La profezia

"Morirai a 46 anni, in un incidente aereo".
Sorrise ripensando a quelle parole. La profezia di una vecchia zingara rumena, oltre vent'anni fa. Dopo la laurea aveva deciso di andare con alcuni amici in vacanza in Europa, e tra le varie mete avevano scelto la Transilvania, affascinati dal mito di Dracula. Per giungere al famigerato castello del principe delle tenebre si erano imbattuti, tra le miriadi di bancarelle, nella carrozza di una zingara che leggeva il futuro. Erano entrati a turno. Prima Bob, a cui la donna aveva detto che un male incurabile lo stava consumando. Dopo tre anni morì di cancro. Poi Roger, a cui predisse che avrebbe sepolto colui a cui aveva dato la vita. E, in effetti, una decina di anni dopo, il figlio di Roger morì a tre anni, in un incidente d'auto. Poi toccò a lui.
L'atmosfera, all'interno della roulotte camuffata da carrozza del settecento, era decisamente lugubre e suggestiva, a cominciare dai teschi utilizzati come candelabri. La donna, poi, faceva di tutto per sembrare una strega. Aveva un'età indecifrabile, sicuramente sopra ai sessanta. I lunghi capelli neri striati di bianco erano contenuti da una fascia rossa e dorata sulla fronte. Il vestito completamente nero la faceva sembrare ancora più pallida, quasi cadaverica. Ma quello che colpiva di più era lo sguardo. I suoi occhi parevano leggere dentro l'anima di chi le stava di fronte e davano la sensazione che vedesse davvero qualcosa che nessun altro poteva percepire. Si pagava in anticipo. Dopo aver saputo le previsioni che aveva fatto ai suoi amici seppe perché.

Nessuno paga per sentirsi vaticinare disgrazie. Si dice che i migliori maghi siano anche i più bugiardi. La gente che si rivolge all'occulto cerca una speranza per il futuro, per riuscire a sopportare la disperazione quotidiana. Per loro tre non era così, non avevano mai creduto a queste cose. Era stato solo un gioco. Un gioco, però, che li aveva spaventati. Nelle loro risate, al termine delle sedute con la maga, aleggiava un'ombra, il piccolo sospetto che ci fosse qualcosa di vero. Per molti anni si erano dimenticati di quell'avventura, ma lui, dopo quello che era successo ai suoi amici, ci aveva ripensato. Non che ci credesse, ma perché sfidare la sorte? Così, compiuti i 45 anni aveva chiesto alla sua azienda di cambiare posizione lavorativa. Prima doveva viaggiare molto in aereo, sia all'interno degli Stati Uniti che in Europa. Adesso lavorava solo in ufficio. Più noioso, certo, ma doveva solo aspettare un paio d'anni, poi avrebbe potuto chiedere di ritornare al suo vecchio incarico. Non aveva più preso un aereo, per nessun motivo. In due anni si era spostato solo in treno o in auto. Ma adesso era finita. Il momento finalmente era arrivato. Domani avrebbe compiuto 47 anni. Era salvo. Aveva sconfitto il destino e la sua superstizione. Domani, 12 settembre, il suo incubo sarebbe finito. Un sorriso sicuro si disegnò sul suo viso, mentre l'ascensore lo portava al settantaduesimo piano del World Trade Center.

Pierluigi Porazzi

Nell'ambito del concorso del 2005, indetto da Bompiani e Arpanet, questo racconto è stato selezionato e premiato con la pubblicazione nell'antologia "Fermenti", edita da Arpanet, che ne detiene attualmente i diritti di pubblicazione.