Per tutta la vita

La bocca calda sulla bocca, il viso sudato sul viso, le mani intrecciate, i corpi abbandonati: così Lara diceva di sì al suo Christian. Al suo amore, al suo amante diceva di sì e per tutta la vita.
“Sarà per sempre, amore” gli sussurrava sulle labbra “sarà per sempre, ora lo so e non ho più paura”.
Non si respirava nella cameretta di Christian quella notte di luglio, l’afa era insopportabile. Ma Lara non si staccava dalle sue braccia neppure un istante. Gli dava il suo amore, gli dava tutto l’amore che aveva e non chiedeva nulla. Non aveva mai chiesto nulla. Non chiedeva baci per ogni suo bacio, né carezze per ogni sua carezza: dava e prometteva amore eterno, amore vero, amore puro. Lui doveva solo lasciarsi amare.
“Non ho più paura” continuava a ripetergli “non ho più paura. Insieme a te per sempre, da stanotte”.
Dalle finestre socchiuse non passava un filo d’aria. La stanza era buia e calda. Il letto di Christian era fradicio come i loro vestiti. Lara non si accorgeva di nulla, non le importava di nulla. Era la notte più bella della sua vita, niente al mondo avrebbe potuto turbarla. Galleggiava come sospesa in un’atmosfera ovattata, percepiva solo in lontanza un suono fastidioso e continuo, ma non gli dava peso. Non in quel momento. In quel momento lei aveva lui: il suo uomo, il suo sposo. “Lo sapevo che sarebbe finita così”, disse seguendo i suoi pensieri, “lo dicevano tutti che eravamo fatti l’una per l’altro; e pensare che tu avevi dei dubbi. Meno male che ti ho fatto cambiare idea; giusto in tempo per stanotte. Ho aspettato questa notte e ho aspettato la luna piena per sposarti davanti a lei. Lei è testimone del nostro amore, il resto non conta.

Nessuno può dire che non siamo sposati veramente. Ti ho giurato il mio amore... ti ho dato il mio anello... ora sei mio”. Lara parlava al suo uomo con la passione di un’amante e l’emozione di una sposa. Tremava e piangeva stretta la suo corpo, stretta al suo cuore. Per lei era davvero un grande amore. Era la sua stessa vita. Quando lui l’aveva lasciata le era sembrato di morire; ma adesso era tutto passato, tutto dimenticato.
“Ora manca solo una cosa” pensò Lara “e poi sarà davvero perfetto”.
Si sollevò dal corpo di Christian, staccò la mano dalla sua mano e accese una candela, lì, di fianco al letto.
Tornò la luce dentro la stanza e lei rivide il volto del suo amore.
Si smarrì, come la prima volta, dentro ai suoi occhi limpidi e li sfiorò, trepidante, con la punta delle dita. Lo guardò: mai come allora lo aveva sentito suo. Lo guardò e le lacrime ricominciarono a ferirle il viso.
Lo aveva fatto per lui; tutto quello che aveva fatto era stato per lui. Voleva soltanto che lui lo sapesse e che le credesse. Non c’era niente per loro fuori di quella stanza; niente di buono.
“Dimmi che lo sai “ lo pregò Lara “dimmi che lo sai che l’ho fatto per te, che l’ho fatto per noi. Perché non dici niente, non mi credi?”. Pianse Lara, stretta e sola in quel pensiero triste. Pianse lacrime che già conosceva. Pianse di dolore, di follia, pianse d’amore.
Christian stava fermo, immobile e zitto; troppo zitto. Lara avrebbe voluto le sue parole, ma lui non ne aveva; avrebbe voluto accarezzare il suo sorriso e baciare il suo respiro, ma respiro più non c’era.
Ancora quel suono, ancora quell’orribile suono. Lara lo avvertì nettamente questa volta. Ma chi poteva mai essere a quell’ora? Chi osava violare il suo sacro amore?
Si voltò di scatto. Il suono cresceva e la riportò, per un attimo, in sé. Era il telefono e anche la porta. Suonavano, bussavano, gridavano: chiedevano a gran voce che cosa fosse successo. Lara non capiva nulla. Per fortuna non era sola, con lei c’era il suo Christian. Si chinò ancora su di lui, scivolò con le labbra sul suo viso, poi si ritrasse, come se, finalmente, si accorgesse davvero di lui.
Si passò una mano sulle labbra, la portò davanti agli occhi e, per la prima volta, vide il sangue.
E lo vide ancora e ancora: sulla gonna, sulla camicia, sul letto e sul corpo di lui.
Quando i suoi occhi si posarono di nuovo sul viso di Christian lo percepirono, infine, come realmente era: sfigurato, insanguinato, ferito a morte.
Lara non aveva lacrime in quel momento. Non ne aveva più, non sarebbero servite. Aveva solo il suo amore malato, che andava guarito. Con lucida freddezza allungò la mano per terra; cercò e trovò la pistola, ancora calda.
“Tu non volevi” si giustificò “amore mio tu non volevi credere in noi. Volevi andartene, volevi la tua vita e la volevi senza di me. Perdonami, amore. Perdonami”.
Con gli occhi fissi nei suoi occhi, come se fosse una cosa normale, si infilò la pistola in bocca e sparò; di nuovo.

Emanuela Schenone