Amnesia

La vista tornava lentamente assieme al sapore ferroso del sangue, la luce della luna entrava dalla finestra scardinata e illuminava quella che doveva essere una camera da letto.
Si era portato una mano alla nuca, dolorante e bagnata di sangue.
La testa gli pulsava al ritmo del cuore, trasmettendo il dolore in onde brucianti.
Quando il mondo smise di girare si guardò attorno, esaminando lo sporco e il caos che lo circondavano.
Il pavimento è macchiato di sangue, ma non può essere il mio, non ne ho perso così tanto.
Non mi ricordo niente, ho solo la sensazione di non essere entrato solo qui dentro... accidenti che male.

Barcollò fino all’ingresso dove si intravedevano altre stanze. Entrare nella prima non fu un problema con la porta divelta dai cardini.
Quanto sangue, mio Dio! Ci sono tre cadaveri, e i pezzi...
Trattenne un conato mentre raccoglieva la gamba di un tavolo da terra. Con un’arma in mano si sentì più sicuro.
Devo trovare l’uscita, in fretta.
Seconda stanza.
Un calcio e la porta cedette di schianto.
Anche qui lo spettacolo si ripeteva, un macabro mosaico di resti umani.

Sollevò lo sguardo e la luce lunare fece il resto.
Una creatura alta due metri, massiccia, con il muso di un lupo lo fissava ghignante.
Le gambe scattarono a dispetto del terrore mentre l’adrenalina scorreva a fiumi. Sulla soglia lo aspettava la macchia viscida di sangue.
Nooo!
Dopo la botta solo pochi secondi di black out, poi si rialzò senza più traccia di paura o dolore.
Ora ricordo.
Entrò nell’ultima stanza, quella dove c’era lei.
Un corpo di donna ancora integro, stringeva tra le mani una statuetta di Diana.
Quella puttana mi ha colpito con una statua d’argento!
Riflessa nello specchio vide l’immagine, la sua immagine, che lo fissava imitando un sorriso umano.
Adesso sarà meglio pulire...

Flavio Vascotto