Il labirinto di Sariman Castle

Quella era una notte buia, una di quelle fredde. La Scozia era fredda di per sè, poi quell'anno, la pioggia era stata particolarmente abbondante.
Elena non si sentiva bene. Aveva nel cuore un dolore, forte e lancinante. Non poteva essere vero si era innamorata di suo fratello Filippo. In realtà lui era sempre vissuto lontano. Non si erano mai visti, fino all'età di venticinque anni. Elena li aveva compiuti da poco. Lui invece ne doveva compiere ventisette. Era eccezionalmente bello. Il prediletto di suo padre, il grande Filippo era arrivato da lontano. La sua fama di guerriero valoroso era nota su tutte le terre circostanti. Sua sorella le era stata presentata in occasione della festa organizzata per il suo compleanno. Elena era rimasta pietrificata davanti a tanta bellezza. Era corsa in camera sua con il cuore in gola. Con l'ansia che qualcuno potesse accorgersi della sua simpatia nei confronti di Filippo. L'unica soluzione era quella di rimanere lontani. Gli sguardi di Filippo parlavano per lui. Come può scoppiare amore fra un fratello ed una sorella? E come potevano ignorare quel sentimento tanto profondo che li aveva coinvolti contro la loro volontà? Non sarebbe servito a nulla fingere, perché si erano amati al primo sguardo. Ad accorgersene era stata Caterina la sorella minore. Li aveva sorpresi in giardino e poi nelle segrete del castello. Aveva capito che fra i due vi era una relazione incestuosa. Come potere sfuggire? Come vivere quell'amore? La povera Elena non sapeva davvero cosa fare. Forse le segrete del castello potevano essere un rifugio per quell'amore?
Si convinse nel portare avanti la sua decisione. Voleva stare a tutti i costi con Filippo, tutto era cominciato quasi per caso, non si erano detti molto, si erano solo amati. Ma come in tutte le bellissime storie d'amore e di follia, l'idillio era durato ben poco e la povera Elena era stata mandata al convento di "Sariman Castle". Era una vecchia fortezza, dove stavano una trentina di suore, sorgeva in un punto alto, abbarbicata su un monte. Un posto paradisiaco e sconvolgente allo stesso tempo. Era lì che Elena aveva dato alla luce la figlia del suo amore. Era una bambina, una bellissima bambina aveva deciso di chiamarla Guendalina. Le cose però non erano andate tanto bene sin dal primo momento. Perché Guendalina era stata definita, "figlia del peccato". In effetti era nata fuori dal matrimonio, figlia di un incesto e per giunta anche albina.
Tutto sembrava andare contro le previsioni. I mesi passarono in quella torre di pietra, ma di Filippo neanche l'ombra. Eppure aveva promesso di tornare da Elena per portarla via con sè. E invece? Venne il lungo inverno, la primavera, e poi anche l'estate, di Filippo neanche l'ombra. I suoi lunghi capelli, le cadevano sulle spalle, era diventata bellissima, dopo il parto il suo viso era diventato candido, il suo corpo aveva ripreso perfettamente forma. Amava tantissimo la sua piccola Guendalina, che sembrava crescere in bellezza. La vita al monastero era dura, colma di regole da rispettare. La mattina Elena si occupava dell'orto, coltivava erbe aromatiche, di cui neanche conosceva l'utilizzo. Le suore erano tutte quante prese dal loro pregare e redimersi, dal peccato originale.
La sveglia delle cinque del mattino si ripeteva puntualmente ogni giorno, si alzavano tutte quante, riversandosi in cappella. Ci rimanevano più di due ore. Poi cominciava la giornata vera e propria fatta di lavoro ininterrotto. Elena era obbligata a sottostare alle regole monacali, conduceva una vita pia e riservata. Non se ne lamentava affatto, le suore la vedevano come una peccatrice, una povera anima da salvare, si sarebbe dovuta riscattare con il lavoro e la preghiera. Di Filippo neanche l'ombra, i giorni passavano ed Elena aveva ormai perso le speranze. La sua unica consolazione era Guendalina, la dolce piccola, intelligente. Era davvero bellissima, almeno agli occhi di Elena. Per le monache era solo figlia del peccato. Nonostante tutto aveva attirato l'attenzione di una delle sorelle. Si chiamava suor Mariaspes, che significa Maria di speranza. Lei aveva accolto la bambina con una grande dolcezza. Tutti i pomeriggi andavano a giocare in giardino con la trottola, che Mariaspes aveva costruito per Guendalina. Mentre non era della stesso parere, la madre superiora, suor Maria Incoronata. Avava sempre considerato la piccola Guendalina, come errore, come frutto del peccato, e perciò figlia della disperazione priva di redenzione. Non le aveva mai rivolto la parola, non aveva mai osato toccarla. Per lei Guendalina non esisteva. Diverso era invece il suo atteggiamento verso Elena. La caricava di lavoro dal mattino alla sera. Oltre l'orto, vi era il ricamo, le pulizie e il bucato. Tutto doveva essere fatto per la sua redenzione, per riscattarsi dal peccato di lussuria che aveva compiuto.
Quello era il ventisette ottobre dell'anno 1086, la Scozia si era coperta di un freddo gelido. Un vento che spazzava via tutto quello che trovava. La pioggia era stata abbondantissima durante la notte. Elena si alzò come sempre alle cinque del mattino. Fuori era buio pesto. Si tirò su dal letto, legando i lunghi capelli scuri. C'era qualcosa di strano, lo notò subito. Il suo cuore batteva fortissimo, preso da un senso di forte inquietitudine, la bocca le diventò subito secca, le mani tremanti. Ma la sua era solo una terribile sensazione, che non sapeva definire. Cosa le stava accadendo? Attraversò la stanza, con il fiato che le si fermava ad ogni attimo dentro la gola, accese tutte quante le candele. Poi di scatto si voltò. Guendalina non era nel suo lettino. Ecco il suo sesto senso l'aveva guidata, come se una voce interiore le stesse dicendo: "non è tutto a posto, guardati intorno" la voce aveva parlato chiaro, Guendalina infatti non c'era.
Elena si gettò per terra in preda alla disperazione. Nella sua mente passarono terribili presagi. Qualcuno l'aveva portata via nel cuore della notte. Non aveva sentito alcun rumore sospetto nella stanza, non un sussurro, niente. Chi aveva potuto portare via Guendalina dalla torre? E perché lo aveva fatto? Elena prese con sè il candelabro, si coprì con la mantellina e corse giù per le scale. Le percorse tutte d'un fiato, saltando due e tre scalini per volta, una delle tre candele si spense, per il vento, si fermò la riaccese, e ancora, una corsa disperata, verso qualcosa di enormemente spaventoso.
La paura ebbe per un attimo il sopravvento, la disperazione, la ricerca per qualcosa che nella mente di Elena, si prefigurava già orribile, ed inaudito. Uscì dalla torre, lasciandosi alle spalle i cinquecentotrenta scalini di pietra. Si ritrovò nel chiosco. Un vento gelido le sciolse i capelli... tutte tre le candele si spensero. Stava per albeggiare. L'atmosfera somigliava ad un incubo in piena notte, non lo era, anzi, la povera Elena, si rendeva conto che quella era una alba di paura. Si tolse le scarpe, gettandole lontano. Il cuore, adesso il cuore di Elena era diventato un tamburo nel petto di Elena. Correva, correva a perdifiato, con i piedi scalzi nel giardinetto del monastero. Dove, dove poteva essere?
I capelli le si incepparono fra i rami di un albero, non si fermò, continuò a correre "mio Dio, aiutami, fammi trovare Guendalina, fammela trovare. Mia figlia" ormai la disperazione le saliva su dalla schiena facendole drizzare la pelle, le gambe lente, avvolte nel freddo. Non una lacrima, solo una corsa, disperata verso un punto indefinito del giardino.
Un presagio, orribile, le passava per la mente. No, Guendalina non era stata rapita, qualcuno, l'aveva sottratta dalla torre e l'aveva portata con sè, le aveva fatto del male. Elena lo sapeva, il suo cuore glielo suggeriva. Poi quasi per magia, come se il percorso fosse stato disegnato da un'entità misteriosa nella sua testa, giunse sotto l'albero di pero. Guendalina doveva essere là. Infatti, ne riconobbe immediatamente il colore dei capelli. Stava sul terreno nudo. I suoi occhi erano chiusi, portava un?'nsolita veste bianca. Giaceva, priva di vita.
Era morta, Elena se ne accorse subito. Le sfiorò la fronte, ancora calda la mano istintivamente si ritirò indietro, inorridita. "Non può essere" mormorò Elena con il fiato che le spezzò in gola. Chi aveva potuto fare una cosa simile? La figlia del peccato, per questo? Ma no, Elena non trovava ragioni. Prese Guendalina fra le braccia, con l'intenzione di portarla con sè. Subito un rigurgito di sangue sgorgò dalla bocca della bambina. Il flusso ancora caldo del sangue bagnò la veste di Elena. Terrorizzata, poggiò nuovamente la bambina sul terreno. Cosa?... Cosa? Cosa avevano fatto a Guendalina? Con un pò di sospetto alzò la vaste bianca. Il pancino candido appariva squarciato in due parti uguali. Il taglio profondissimo partiva dallo sterno per terminare sui genitali. Elena fu colpita da un conato in frenabile. Era stata aperta come un animale, poi ripulita e ricucita a malo modo. Era stata la superiora? Non non aveva potuto fare una cosa simile? E poi perché? Elena sotto la pressione altissima del suo cuore cadde svenuta sul terreno pregno di sangue e vomito. Dopo quel fatto increscioso, Elena fu rispedita al castello dei sui genitori.
Fuggì diversi anni dopo con il suo amato Filippo. Per anni sentì la presenza di Guendalina, tutte le notti prima di dormire. Successe il terzo anniversario della sua morte, che finalmente le bella bambina si manifestò. Completamente.
Elena non faceva che pensare alla sua bambina, si sedette accanto alla finestra dondolandosi sulla sedia. Aveva avuto altri due figli, Mariolino, e Camelia. Ancora il suo cuore, era colmo, però del dolore di aver perso misteriosamente la sua primogenita. Come poteva dimenticare i giorni terribili trascorsi a Sariman Castle.

Anna Maltese