Libero arbitrio

Marien non aveva mai preso la metropolitana. Aveva sempre creduto che stare rinchiusi in un tubo di metallo lanciato ad alta velocità a 100 metri nel sottosuolo non fosse un’esperienza esaltante.
Ora, a poche ore dalla fine della giornata, aveva scelto di scendere sotto la superficie della città, rimanendo un po’ di tempo con la testa appoggiata al finestrino, gli occhi chiusi, facendosi cullare dal ritmo dei binari e ascoltando le conversazioni sommesse attorno a lei.
Poi erano arrivati all’ultima fermata, il capolinea.
L’orologio della stazione aveva suonato brevemente quando le due lancette si erano incontrate sulla mezzanotte.
Marien era scesa con un sospiro; ancora un’ora soltanto.
Pensava che fosse profondamente ingiusto avere un solo misero giorno di vacanza, ma con il Capo non si poteva discutere. A volte aveva proprio un caratteraccio.
Stava per salire le rampe di scale che l’avrebbero portata all’aria aperta, quando sentì un fremito familiare, quel brivido che percorre il Creato quando qualcosa stà per accadere.
Voltandosi indietro vide due figure massicce muoversi con agilità verso un uomo di mezza età intento a consultare l’orario di arrivo del metrò con profondo disappunto.
L’uomo indossava un vecchio soprabito color crema sopra ad un completo grigio, un cappello che aveva visto tempi migliori e aveva appoggiato una 24 ore accanto al piede sinistro.
Marien sapeva esattamente cosa sarebbe successo, lo poteva vedere in vividi colori nella sua immaginazione, ma la cosa che le provocava i brividi lungo la schiena era la possibilità di scegliere come avrebbe agito nei prossimi minuti.
Senza attendere oltre scese la rampa di corsa, senza fare il minimo rumore arrivò alle spalle dei due uomini e li toccò semplicemente sulle spalle.

Pochi secondi dopo l’impiegato si voltò nella sua direzione.
Quello che vide fu una ragazzina di forse 16 anni con lunghi capelli neri, un completo di jeans con giacca imbottita e un paio di stivali di pelle che gli sorrideva.
L’uomo si avvicinò, aveva una nipote poco più giovane che le assomigliava molto.
- Non ti sembra un po’ tardi per andare in giro in metropolitana da sola? I tuoi saranno in pensiero, gira della gran brutta gente in questa zona. –
Ho fatto bene, è davvero una bella persona.
- Lo sapevo da me Mister, stavo solo decidendo se chiamare un taxi o fare la strada a piedi. Comunque grazie per il pensiero. –
Marien fece un cenno di saluto e si allontanò velocemente.
James Norrington rimase a guardarla salire le scale, non capendo come il suono della sua voce gli avesse procurato un’emozione mista tra paura e rispetto, era solo una ragazzina che assomigliava alla nipote! Si scosse e decise che lui avrebbe preso un taxi, era davvero tardi ed era stanco, non era più un giovanotto dopotutto.
Notò solo allora due mucchi di polvere alti almeno tre centimetri a meno di un metro da lui.
A forza di scioperi ci troveremo sommersi dall’immondizia.
Scuotendo la testa Mister Norrington si avviò verso casa.

 

Un’ora dopo Marien era seduta con la schiena appoggiata ad un’enorme croce di pietra sul tetto della cattedrale. Nonostante avesse gli occhi chiusi lo sentì arrivare.
- Ciao Micheal, una splendida nottata non trovi ? –
Micheal era un bel ragazzo, molto alto, con occhi luminosi e un sorriso sincero. Non era una persona di molte parole, ma con lei era sempre stato gentile.
- Raphael è un romantico, ha fatto in modo di deludere il servizio meteorologico e regalarti un cielo perfetto, credo che sarà ripreso per questo, ma per te facciamo tutti un’eccezione.
Lei aprì gli occhi e ricambiò il sorriso.
- Ho saputo che hai fatto un po’ di straordinari questa volta. –
- Diciamo che ho sfruttato la clausola che il Capo mi ha concesso durante il giorno di ferie. In fondo passeranno almeno altri cento anni prima di poterlo rifare. –
- E ? –
- E’ meraviglioso Micheal, loro non si rendono conto di quanto siano fortunati a poter decidere della loro esistenza. Spero che un giorno avremo anche noi questo privilegio. –
Micheal le tese la mano.
- Lo spero anch’io, ma ora vieni, è giunta l’ora di tornare a casa. –

 

Il giorno dopo Mister Norrington scoprì, leggendo il giornale, che la notte era stata incredibilmente tranquilla, non c’erano state né rapine, né omicidi, nessun reato. Solo la misteriosa scomparsa di due pregiudicati.
Mister Norrington fu felice di sapere che la ragazzina era tornata sana e salva a casa. Finì il suo thè, diede un bacio alla moglie e si preparò per un’altra giornata di lavoro, oggi aveva un sacco di decisioni da prendere.

Flavio Vascotto