Chiaroscuri

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

La rinascita di noi morti è un fenomeno oscuro e discreto.
Nessun orecchio impaziente si posa sul terreno per ascoltare i nostri, di calci, né un abbraccio viene mai a consolarci quando abbiamo paura del buio e piangiamo. Non resta che rannicchiarci ancor di più nel nostro utero di radici e cercare l'oblio.
Io ne sono uscito.
L'insonnia che mi afflisse è una vera dannazione quando colpisce sottoterra; per quante lacrime urlassi non riuscivo a stancarmi e divenni sempre più consapevole dello scorrere del tempo.
Raggiunsi stremato la superficie arrampicandomi a radici che scoprii ostili, intessute di ortica e gambi di rose, mentre fragranti promesse di oblio esalavano dall’abisso. Le radici all’esterno si ammonticchiavano l’una sull’altra formando un grumo tondeggiante, come il testone di una gigantesca piovra. Raccolte le forze iniziai il mio viaggio.
Forse un giorno le nostre strade si incontreranno e tu vedrai in me una creatura che sfugge ad ogni comprensione. Chiederai ai miei occhi se le mani che ti vogliono abbracciare sappiano anche strozzarti e non leggerai una risposta. Le otterrai tutte. Sempre.
Ma ascolta, come te sono stato dato alla luce con dolore e con dolore mi sono consegnato al buio; è quella luce e quel buio a far riflettere i miei occhi di tutte le risposte della vita e della morte; è quel dolore a renderli così lucidi e tristi.
Sono anche i tuoi occhi...
Ti ho ascoltata a lungo piangere e scalciare, unico testimone della tua rinascita. E stamani un tentacolo si è mosso: hai iniziato la lunga risalita, o forse ti sei semplicemente rigirata nel tuo bozzolo prima di tornare a dormire... Poserò questa lettera ai piedi della tua piovra e bacerò per l’ultima volta il terreno che ti sovrasta, prima di continuare il mio viaggio, con occhi meno tristi.

Raffaele Tesi