Dentro al nero

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Hai sentito l'aria fresca.
Solo per un attimo, attraverso lo squarcio della pelle lacerata della tua gola. La bocca e il naso sono inservibili, oppressi dalla massa collosa del muco e del sangue rappreso.
Le tue vene sono aperte, e il sangue caldo sgorga a fiotti, fugge lontano da te, allargandosi sul pavimento.
Avverti il guizzare incontrollato di un muscolo, forse sulla tempia, ma non ha importanza. Stai scivolando. Sei altrove, quasi del tutto. Non avrai più freddo...
Una mano ti afferra, ti solleva di peso.
Una risata, sibilante. Come può una risata essere sibilante?
Improvvisamente sei di nuovo cosciente, e hai paura, come non ne hai mai avuta.
Ancora quella che forse è una risata.

Un pugno. Un pugno in faccia. Lo vedi venire verso di te.
Ti colpisce sulla bocca. Dio, che male. Dita d'acciaio ti aprono a forza i denti allentati, non puoi reagire. La mano entra nella tua bocca, senti dita lunghe solleticarti la gola, graffiandola dall'interno. Forse ti contorci, forse gridi, ma in fondo sai che è inutile.
Qualcosa di caldo e bagnato gocciola, non sai se è bile o sangue. E' caldo, molto caldo. Brucia. E' come avere un fuoco acceso in bocca, una fiamma viva che cola giù per la trachea, t'incendia i polmoni, tutto il tuo corpo arde.
Non ti eri neanche accorto di essere stato lasciato andare.
Ti reggi in piedi senza fatica, come se una corrente elettrica tendesse i tuoi muscoli. Confusamente ti rendi conto che le tue vene si sono richiuse. Sei vivo, in qualche modo.
Senti il tuo cuore battere all'impazzata, come se qualcosa di tenero e fragile -un'ala di farfalla, o lo stoppino di una candela- stesse lottando per non soccombere.
Forse è la tua anima.
Vacilla, impallidisce.
Si spegne.
Dentro al nero. Benvenuto.

Eirias