Morte di uno Zombi

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Freddo che diventa gelo. Un varco che si apre nella mia testa. Gocciolano di sangue e vomito le pareti della mia mente. Provo ad aprire le palpebre. Difficile. Cominciano ad irrigidirsi, brinate dall’effetto del congelatore.
Riesco a spaccare i diaframmi di ghiaccio che occludono i miei occhi. Sono imprigionato sotto una catasta di cadaveri di zombi, impilati in uno stato di gelata putredine.
Raccolgo le scheggie dei miei pensieri. Qualcuno deve aver raccolto il mio corpo tramortito dal pavimento del liquor store.
Ricordo sogni ubriachi. Acquavite, tequila, cardamon al melograno: goccie di speranza. Da un mondo in mano ai morti, che niente di piu’ merita, che questo filo di bile, che adesso scivola dalla mia bocca.
Nella mia vita sono sempre andato al contrario. Quando, al canto degli zombi, ho visto tutti scappare, vestiti di paura, dai corridoi di questo grande magazzino, ho capito che negli spazi lasciati vuoti dalla folla potevo trovare un nascondiglio, per resistere un altro pugno di giorni.

E’ passato del tempo. Non molto. Poi ho sentito voci di umani. Forse altre anime disperate in cerca di un rifugio.
Se solo mi avessero lasciato alla mia solitudine. Nell’atto di ripulire il supermercato dal fetore della necrosi, devono avermi scambiato per uno di quegli zombi. E nella cella frigorifera mi hanno rinchiuso. Maledetti.
Spingo la faccia contro il muro di ghiaccio, nell’urlo che la mia gola non riesce a spezzare. Cerco di coordinare le mie estremita’. Ultimo inutile tentativo di fuggire da questo mondo, dove la morte chiama il mio nome, all’eco di un colpo di machete.
La mia testa rotola sul pavimento, distante da un corpo incastrato sotto una pila di zombi. Elementi divisi da quel taglio che ha separato gli uni dagli altri. Per sempre.

Veronique Struis e Francesco Rinaldi