Il nome della notte

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Non ricordo i giorni. Sbiadiscono di colori troppo nudi.
La notte è diversa. Ognuna porta nomi nuovi. Li riverbera sul fondo del mondo. E finché dura il suo tempo, finché dura la sua voce, io so quello che devo fare.
Comincia tutto da qui. Da quel controcanto sommesso che Lei sembra non aver udito.
Mentre io sollevo lo sguardo altri vetri s’infrangono lievi al piano di sotto. Ma è solo nel silenzio che segue che Lei ha un tremito. Mi serra la mano.
Parla sottovoce, contro la mia bocca, un soffio di sillabe urgenti.
Una scelta mi precede. Io la seguo.
Sono sulle scale. L’immagine comincia come mille altre già passate, già vissute.
Sotto di me un’ombra devia, si stacca, si mette in evidenza lungo avidi furtivi percorsi.
Non mi vede arrivare. Si offre inconsapevolmente. Definitivamente.

E’ alto. Robusto. Potrebbe, dovrebbe, durare più degli altri. Forse assomiglia all’intruso di dieci o venti notti fa. Specchio di carne di un riflesso già morto.
Non sa di portare un volto disabitato.
In un battito, io lo confermo.
Il tempo di gridare.
Non lo fa.
Poi non vedo niente in lui. Non riscontro niente in lui.
S’impregna dell’uniformità dell’abbandono.
Ora Lei è qui. Le mani posate sul ventre prominente si alzano a sfiorarmi la nuca.
Lo guarda e anche distogliendo lo sguardo continua a guardarlo.
Respira con gli occhi i contorni di quel corpo annullato. Poi si tende.
Questa notte, perduta tra tante e tante notti, ha il suo nuovo nome. Colto, ereditato, nell’ultimo istante di una coscienza.
Non c’è tempo di pronunciarlo.
Lei e il bambino hanno fame.
Bisogna sempre soddisfare le voglie di una futura mamma.

Barbara Barisione

Nasce nel 1975 nella provincia di Alessandria dove tutt’ora risiede. Appassionata di horror-fantasy da parecchi anni, solo da poco ha iniziato a cimentarsi nella difficile arte del racconto senza per questo abbandonare l'attività poetica da cui ha raccolto buoni risultati.