Autopsia

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Aveva alzato la testa, asciugandosi la fronte imperlata di sudore: erano le due di notte, avrebbe dovuto già essere a letto, ma per lei aveva fatto gli straordinari, andando contro le regole dell’obitorio.
Adesso, mentre la guardava per un’ultima volta, lasciando scorrere lo sguardo sui suoi lunghi e morbidi capelli marroni, sulla gola minuta e i piccoli seni, separati dal taglio a ipsilon, che aveva baciato e adorato, infine sui sottilissimi fianchi, che gli avevano donato enormi piaceri... Si sentiva mancare.
-Julie, perché?- aveva domandato, posando gli attrezzi.
Vederla in quello stato, priva di ogni colore, morta... Lo uccideva.
Aveva chinato mestamente il capo.
-Lo sai perché...- si era sentito chiamare da una voce femminea.
Aveva rialzato subito la testa, fissando con terrore il letto di metallo: Julie lo stava osservando con i suoi candidi occhi verdi.
-Non è vero!- aveva urlato, sapendo che DOVEVA trattarsi di un’allucinazione, ma Julie lo aveva afferrato per un braccio con la sua mano gelida e gli aveva sussurrato:
-Sei stato tu Jeff... Sei colpevole e lo sai... Marciremo entrambi all’inferno per ciò che abbiamo fatto.-
Gli aveva rivolto un ghigno sbilenco, mentre le colava un rivoletto rossastro di bava sul mento.
-Cosa c’è Jeff, non vuoi più baciarmi? Eppure ti piaceva tanto farlo...-
-Lasciami... Non sei vera... NOOO!- aveva gridato, con tutto il fiato che aveva in gola, cercando di liberarsi dalla presa.

 

...

 

-Hai sentito di Jeff? Ha avuto una crisi... Lo han trovato urlante in una delle camere autoptiche.- aveva raccontato Ryan, appoggiandosi alla macchinetta del caffè.
-Già... Brutto affare... Non so se lo rivedremo presto...- aveva risposto Kevin, sbuffando.
-... E dire che gli avevo detto di lasciar fare a qualcun altro l’autopsia sul corpo della sorella...- aveva scrollato la testa Ryan, andandosene.

Elettra Taddei